Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 16 gennaio 2017

Il linguaggio solidale e Babele

Quando rispetti una persona perché debole e vulnerabile, hai compiuto un atto di culto al Signore, ma se con arroganza, prepotenza e superbia calpesti la vita e la dignità di una persona debole e vulnerabile compi l’opera del diavolo, il quale è nemico dell’innocenza e della compassione; talvolta la parola è un balsamo lenitivo per l’anima, la parola può guarire la psiche, e non si possono parlare buone parole se prima non ci si mette all’ascolto dell’altro e non si comprende il suo mondo interiore. Quando ascolto una persona mi faccio attento affinché io sia considerato un amico, qualcuno con cui aprirsi e di cui fidarsi, ascoltare benevolmente ed esprimere il linguaggio giusto con i contenuti appropriati è l’arte propria solamente delle creature umane, chi sa ascoltare sa anche parlare. Prima di ascoltare è necessario interessarsi all’altro, avere l’altro a cuore, ascoltare è un atto di amore e chi vi dedica il suo tempo manifesta una spiccata attitudine alla pratica delle virtù; pregare prima di ascoltare è un agire propedeutico che tende alla purezza della mente e a mettere in sintonia il cuore con lo Spirito Santo, a informare la persona facendola portatrice dei doni dello Spirito poiché essi sono alla radice di ogni discorso razionale e costruttivo, che nobilita l’orante e beneficia l’ascoltatore; il linguaggio è anche bellezza, è lo specchio in cui si riflette il divino. Meditiamo sul mito della torre di Babele, è stata la pretesa dell’uomo di rapinare Dio del suo status a diversificare le lingue e a disperdere sulla terra molti popoli ciascuno con una lingua diversa che rese il linguaggio degli uni incomprensibile agli altri: attraverso la storia le lingue si sono evolute, sono cambiate, alcune sono morte e ne sono nate delle altre per distinguere i popoli e fondare le nazioni. Nessuno parla la medesima lingua, siamo divisi e tendiamo alla pacificazione, alla concordia e alla comunione, questi dovrebbero essere i desideri di coloro che hanno la coscienza retta e ricercano il bene; l’umanità è divisa e fomite di tremendi conflitti, perché? forse qualcosa non è esattamente sano e ordinato nella nostra natura? se ci fosse una sola lingua per un unico popolo? che tedio. La bellezza della nostra natura è insita nelle innumerevoli diversità, sono convinto che sia qualcosa di conforme alla volontà del Creatore, la pluralità non è una deficienza ma bensì una straordinaria ricchezza, non ci divide escludendoci a vicenda ma consente di apprezzarci con intelligenza e in profondità, mettendo in pratica la carità fraterna. La parola ha una forza mistica, comprende e trasforma ciò che è creato, è la dimostrazione empirica dell’esistenza e della dimensione metafisica dell’anima umana; la parola che ci relaziona crea il mondo, e con la parola l’uomo ha il potere di renderlo bello o purtroppo di distruggerlo; la parola e la nostra civiltà sono la prova che lo spirito è più forte della materia, che lo spirito supera la materia. Comprendendo questa fondamentale verità sulla parola si comprende quanto sia preziosa la persona umana, quanto grande sia il suo valore: il Salmo dice che l’uomo è stato fatto poco meno degli angeli. Chi parla buone parole le trae dal tesoro del suo cuore buono, ed è sulla strada giusta per entrare nel Regno dei cieli, quel Regno che Gesù ha promesso agli umili, ai mansueti, ai pacifici e ai puri di cuore.

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