Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

venerdì 6 gennaio 2017

Il passaggio dalle tenebre alla luce

Nel cuore di Kai abitavano due draghi dagli straordinari poteri, uno bianco e uno nero; quello bianco era nato dal suo amore per una fanciulla di nome Leixia, un amore vissuto facendo sublimare il desiderio e nella coesistenza della tenerezza, del rispetto e del sentimento, un amore puro fatto di reciproco dono di sé, un amore equilibrato e maturo; il drago nero era nato dalla paura che con il passare del tempo divenne rabbia, la rabbia con il vile abbandono dell’anima si tramutò presto in odio; i due draghi non guerreggiavano ma bensì scrutandosi cercavano la via per comprendersi e per studiare una strategia che rendesse l’altro vulnerabile, una strategia non per prevalere sull’altro ma piuttosto per controllarlo e asservirlo ai dettami di una volontà indagatrice del nascosto e scrutatrice del lontano. Kai sentiva dentro di sé la viltà e il coraggio che si scontravano per cambiare la sua attitudine a sentire il mondo esteriore, fatto di innumerevoli conflitti senza soluzione, un mondo troppo chiassoso e nebuloso; uno dei due draghi invece portava la luce della conoscenza e del progresso, era il drago bianco che assieme a Kai conduceva i suoi pensieri a luoghi di sconfinata bellezza e pace; il drago nero odiava Kai e lo guardava sempre con odio tetro, quel drago era impassibile a tutto e possedeva una pazienza senza fine, sapeva attendere il suo momento. Venne il momento quando il giovane apprese della morte prematura della sua amata Leixia, morì repentinamente a causa di una malattia ignota, morì soffrendo e lui lo seppe. Kai guardò ancora una volta dentro di sé e quel drago bianco cominciò inesorabilmente a svanire, svanì intriso dalle lacrime amare che bagnarono il suo voltò, svanì nell’inconsolabile desiderio di abbracciarla per l’ultima volta, di abbracciare Leixia a cui aveva donato un frammento del suo cuore, la parte migliore della sua anima. Poi guardò verso il drago nero che sogghignava e udì una voce roca che gli diceva: “Perdi te stesso e sii per sempre libero”. La disperazione e il nulla lo gettarono tra quelle fauci, e il suo cuore diviso fu tenebra all’infinito; non aveva mai provato la morte e quel drago nero gli disse: “Io sono la morte”. Kai quel giorno comprese quanto è tortuosa la strada che conduce da abisso in abisso, non vide più la luce, al di là del bene e del male, e si allontanò dall’amore del Signore e non volle più ascoltare la voce del Signore. Kai non provava più ombra di emozione, voleva soltanto fare il male e volgendosi oltre la prigione entro cui si era chiuso, vedeva il prossimo come uno strumento per esercitare la sua malvagità. La mente di Kai era contorta, il suo cuore secco come il deserto, il suo sguardo come lame d’acciaio: non poteva risorgere perché non voleva. Forse quell’amore oramai dimenticato poteva scuoterlo dalla paralisi del suo cuore? Con la vita era finito anche l’amore, senza amore non può sussistere la vita. Dal mondo celeste Leixia pregava e le sue preghiere intrise di dolore per l’amato Kai, andarono a ferire come lance acuminate il Cuore benignissimo dell’Eterno: quel drago nero si estinse nel comprendere che l’amore ha senso soltanto quando è rivolto al prossimo indistintamente, quando non è esclusivo e quindi chiuso da muri alti e freddi che ci separano da molti cuori che meritano il nostro affetto e la nostra dedizione. La risurrezione di Kai fece risvegliare da un sonno millenario un secondo drago bianco, un drago forte e immortale, un drago che si risveglia dove Dio è amato e ha il volto delle persone che incontriamo sul nostro cammino, un drago luminoso perché specchio che riflette la luce del Paradiso. Kai imparò ad amare e da quel momento in poi fu davvero libero dalla schiavitù del maligno, Kai imparò la compassione per le altre creature, Kai imparò il sacrificio e a considerare gli altri fratelli e sorelle, Kai diventò veramente un uomo e la sua stella continuò a rifulgere senza che i fantasmi del passato l’avvolgessero nell’oblio: il suo tesoro fu presso Dio e nessun drago nero poté portarglielo via, in quel meraviglioso giardino riabbracciò Leixia.

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