La nostra
è una società violenta dove spesso si sente parlare di crimini di violenza sui
giornali e nei media in genere, ci sono i casi di femminicidio ed è aberrante considerare
come tante donne e ragazze cerchino aiuto invano prima dell’ultimo atto, dove l’uomo
le colpisce a morte sicuro di una giustizia umana che lo condannerà a pene
irrisorie, per poi tornare in libertà a fare il suo comodo come se la vita di
una persona innocente non valesse proprio niente. C’è il proliferare della libera
circolazione delle armi da fuoco che rendono insicura l’intera società, dove
qualsiasi squilibrato senza precedenti penali può ottenere il porto d’armi che
lo rende un potenziale omicida, senza nemmeno passare da una seria perizia
psichiatrica che riveli le sue reali attitudini da psicopatico e tutto questo a
causa di leggi ignobili e irresponsabili. Le vittime della violenza sono spesso le persone più deboli senza alcuna reale tutela da parte delle
istituzioni, ricordo un fatto di cronaca abbastanza recente in cui un uomo con
una invalidità psichiatrica veniva da anni preso di mira da un branco di
giovani bulli che gli usavano ogni sorta di malvessazione filmandosi con gli
smartphone, questa persona sei mesi prima che venisse assassinata a botte aveva
chiesto aiuto alle forze dell’ordine rimanendo ignorata: ho impresso ancora il suo
volto da quei video passati in parte sui telegiornali, un uomo buono e
inoffensivo, un agnello senza alcuna colpa; purtroppo le vittime sono quasi sempre come lui e i loro aguzzini si
fanno forti nel rimanere nascosti con la garanzia dell’impunità, e chissà
quanti altri casi ancora di cui nessuno conosce i fatti reali dove servirebbe prevenzione e un maggiore controllo da
parte degli organi competenti, per impedire a certi mostri per vocazione di
assecondare i loro vizi perversi sempre nascosti dall’omertà e impuniti. Ma perché la violenza si esprime soprattutto contro le persone più deboli o contro
i giusti? persino nell’ambito famigliare, dove tutto rimane all’interno delle
quattro mura domestiche e non viene quasi mai denunciato quello che accade, dove la paura di ritorsioni mette la persona che subisce nella condizione di non chiedere aiuto e di rimanere purtroppo
isolata; chi è violento negli atti e nelle parole si degrada umanamente e
smarrisce l’autentico senso dell’altro, smarrisce la sensibilità nell’accorgersi
dell’altro, del suo valore che dovrebbe renderci reciprocamente solidali e
della sua dignità di prossimo, di fratello o sorella in umanità; di seguito
cito una pagina emblematica della Sacra Scrittura, la pagina che tratta dell’uccisione
di Abele da parte del fratello Caino e la nostra storia è la continua
ripetizione nel tempo di quell’atto fratricida e vigliacco compiuto su
istigazione del maligno dove homo homini
lupus ‹òmo òmini ...› (lat. «l’uomo è lupo per l’uomo»). – Proverbio
pessimistico, derivato dall’Asinaria di Plauto, II, 4, 88 (lupus est
homo homini, non homo), che vuole alludere all’egoismo umano, e assunto
dal filosofo T. Hobbes, nella sua opera De cive, per designare lo stato di
natura in cui gli uomini, soggiogati dall’egoismo, si combattono l’un l’altro
per sopravvivere.
Genesi 4, 1-26
1 Adamo si unì a Eva sua moglie, la
quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal
Signore». 2 Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era
pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. 3 Dopo un certo tempo,
Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; 4 anche Abele
offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la
sua offerta, 5 ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto
irritato e il suo volto era abbattuto. 6 Il Signore disse allora a
Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? 7 Se
agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è
accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu
dòminalo». 8 Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!».
Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo
uccise. 9 Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo
fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio
fratello?». 10 Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo
fratello grida a me dal suolo! 11 Ora sii maledetto lungi da quel
suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. 12 Quando
lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco
sarai sulla terra». 13 Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la
mia colpa per ottenere perdono! 14 Ecco, tu mi scacci oggi da questo
suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla
terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere». 15 Ma il Signore
gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il
Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse
incontrato. 16 Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di
Nod, ad oriente di Eden. 17 Ora Caino si unì alla moglie che concepì e
partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome
del figlio. 18 A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl
generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech. 19 Lamech si prese due
mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla. 20 Ada partorì
Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il
bestiame. 21 Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il
padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto. 22 Zilla a sua volta
partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La
sorella di Tubalkàin fu Naama. 23 Lamech disse alle mogli: «Ada e Zilla,
ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire: Ho
ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. 24 Sette
volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette». 25 Adamo si unì di
nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. «Perché - disse - Dio
mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha
ucciso». 26 Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si
cominciò ad invocare il nome del Signore.
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