Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

domenica 25 aprile 2021

Il morbo ineliminabile della violenza

La nostra è una società violenta dove spesso si sente parlare di crimini di violenza sui giornali e nei media in genere, ci sono i casi di femminicidio ed è aberrante considerare come tante donne e ragazze cerchino aiuto invano prima dell’ultimo atto, dove l’uomo le colpisce a morte sicuro di una giustizia umana che lo condannerà a pene irrisorie, per poi tornare in libertà a fare il suo comodo come se la vita di una persona innocente non valesse proprio niente. C’è il proliferare della libera circolazione delle armi da fuoco che rendono insicura l’intera società, dove qualsiasi squilibrato senza precedenti penali può ottenere il porto d’armi che lo rende un potenziale omicida, senza nemmeno passare da una seria perizia psichiatrica che riveli le sue reali attitudini da psicopatico e tutto questo a causa di leggi ignobili e irresponsabili. Le vittime della violenza sono spesso le persone più deboli senza alcuna reale tutela da parte delle istituzioni, ricordo un fatto di cronaca abbastanza recente in cui un uomo con una invalidità psichiatrica veniva da anni preso di mira da un branco di giovani bulli che gli usavano ogni sorta di malvessazione filmandosi con gli smartphone, questa persona sei mesi prima che venisse assassinata a botte aveva chiesto aiuto alle forze dell’ordine rimanendo ignorata: ho impresso ancora il suo volto da quei video passati in parte sui telegiornali, un uomo buono e inoffensivo, un agnello senza alcuna colpa; purtroppo le vittime sono quasi sempre come lui e i loro aguzzini si fanno forti nel rimanere nascosti con la garanzia dell’impunità, e chissà quanti altri casi ancora di cui nessuno conosce i fatti reali dove servirebbe prevenzione e un maggiore controllo da parte degli organi competenti, per impedire a certi mostri per vocazione di assecondare i loro vizi perversi sempre nascosti dall’omertà e impuniti. Ma perché la violenza si esprime soprattutto contro le persone più deboli o contro i giusti? persino nell’ambito famigliare, dove tutto rimane all’interno delle quattro mura domestiche e non viene quasi mai denunciato quello che accade, dove la paura di ritorsioni mette la persona che subisce nella condizione di non chiedere aiuto e di rimanere purtroppo isolata; chi è violento negli atti e nelle parole si degrada umanamente e smarrisce l’autentico senso dell’altro, smarrisce la sensibilità nell’accorgersi dell’altro, del suo valore che dovrebbe renderci reciprocamente solidali e della sua dignità di prossimo, di fratello o sorella in umanità; di seguito cito una pagina emblematica della Sacra Scrittura, la pagina che tratta dell’uccisione di Abele da parte del fratello Caino e la nostra storia è la continua ripetizione nel tempo di quell’atto fratricida e vigliacco compiuto su istigazione del maligno dove homo homini lupus ‹òmo òmini ...› (lat. «l’uomo è lupo per l’uomo»). – Proverbio pessimistico, derivato dall’Asinaria di Plauto, II, 4, 88 (lupus est homo homini, non homo), che vuole alludere all’egoismo umano, e assunto dal filosofo T. Hobbes, nella sua opera De cive, per designare lo stato di natura in cui gli uomini, soggiogati dall’egoismo, si combattono l’un l’altro per sopravvivere.

Genesi 4, 1-26

1 Adamo si unì a Eva sua moglie, la quale concepì e partorì Caino e disse: «Ho acquistato un uomo dal Signore». 2 Poi partorì ancora suo fratello Abele. Ora Abele era pastore di greggi e Caino lavoratore del suolo. 3 Dopo un certo tempo, Caino offrì frutti del suolo in sacrificio al Signore; 4 anche Abele offrì primogeniti del suo gregge e il loro grasso. Il Signore gradì Abele e la sua offerta, 5 ma non gradì Caino e la sua offerta. Caino ne fu molto irritato e il suo volto era abbattuto. 6 Il Signore disse allora a Caino: «Perché sei irritato e perché è abbattuto il tuo volto? 7 Se agisci bene, non dovrai forse tenerlo alto? Ma se non agisci bene, il peccato è accovacciato alla tua porta; verso di te è il suo istinto, ma tu dòminalo». 8 Caino disse al fratello Abele: «Andiamo in campagna!». Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. 9 Allora il Signore disse a Caino: «Dov'è Abele, tuo fratello?». Egli rispose: «Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?». 10 Riprese: «Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! 11 Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. 12 Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». 13 Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono! 14 Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere». 15 Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. 16 Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden. 17 Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio. 18 A Enoch nacque Irad; Irad generò Mecuiaèl e Mecuiaèl generò Metusaèl e Metusaèl generò Lamech. 19 Lamech si prese due mogli: una chiamata Ada e l'altra chiamata Zilla. 20 Ada partorì Iabal: egli fu il padre di quanti abitano sotto le tende presso il bestiame. 21 Il fratello di questi si chiamava Iubal: egli fu il padre di tutti i suonatori di cetra e di flauto. 22 Zilla a sua volta partorì Tubalkàin, il fabbro, padre di quanti lavorano il rame e il ferro. La sorella di Tubalkàin fu Naama. 23 Lamech disse alle mogli: «Ada e Zilla, ascoltate la mia voce; mogli di Lamech, porgete l'orecchio al mio dire: Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. 24 Sette volte sarà vendicato Caino ma Lamech settantasette». 25 Adamo si unì di nuovo alla moglie, che partorì un figlio e lo chiamò Set. «Perché - disse - Dio mi ha concesso un'altra discendenza al posto di Abele, poiché Caino l'ha ucciso». 26 Anche a Set nacque un figlio, che egli chiamò Enos. Allora si cominciò ad invocare il nome del Signore.

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