Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

sabato 11 novembre 2023

Silloge poetica n°024


MATERNITÀ

Il mandorlo fioriva d'inverno
sotto una campana di aria gelida,
dopo la festa dei morti –
rividi con la memoria il volto di mia madre,
guardava i miei giorni di fanciullo
quando giocavo lieto
con le ali della crepuscolare speranza
e gli angeli mi misero sul capo
la corona della miseria,
sapendo che dietro la neve che scendeva
correva incespicante
il mostro della mortificazione,
di giorni che attraversavano l'insensatezza
e nella dimenticanza
la donna che mi amò nella sua rinuncia
morì di serena quiete
credendo vicino l'essenziale di un cuore fermo.
Sentivo la carezza ma anche l'affronto
ad un orgoglio sciocco,
mentre le lacrime scendevano –
come sipario su una vita che passò,
siccome le foglie dei rami erano scomparse
e il ridicolo mi copriva di vergogna;
la radice della vita dissecca ma il suo ricordo
non smette di ammaliare l'affetto –
sento cadere le ultime difese
come se le torri di una fortezza si frantumassero,
e il pozzo dell'abisso
inghiottisse famelico tutti i nemici
che senza ragione mi odiarono a lungo,
per la durata di anni – e poi basta.
Non c'è cimitero perduto
che non accolga i grembi che diedero la vita –
l'anima è immota e un nulla è il dolore,
la morte è ritrovarsi
nella medesima esperienza,
è l'incontro di una solitudine con il suo senso,
con l'amore all'esistenza –
vertice dell'ignoto è ritrovarmi così bambino;
non ho altro da dire all'Eterno
se non la riconoscenza e il miracolo,
lassù per il camino che si erige alle alte nuvole –
cenere santa e tanto pulita,
un fumo passeggero
che trapassa la luce della risurrezione,
l'abbraccio nell'estrema notte.


SANGUE INNOCENTE

Dalla terra offesa dal male,
nera e polverosa come il carbone –
spunta un fiore bianco
come l'abito dei battezzati,
come l'abito delle vergini alle nozze,
come la veste candida
lavata dal sangue dell'Agnello,
la veste dei riscattati dalla morte seconda.
Dalla terra offesa dal male,
dalla violenza, dall'odio
e dal disprezzo per la vita –
quel fiore bianco lacrima rugiada al mattino
e le sue lacrime bagnano Gaia o Gea
oramai purificata dalla sofferenza innocente –
quaggiù c'è ancora posto nel cuore delle madri
per i figli e le figlie degli altri,
degli estranei e di questi pericolosi nemici,
perché coloro che nasceranno
vedranno le città in rovina
e il martirio di chi non ha odio verso il suo carnefice
ma con sguardo benevolo e accogliente,
è come se avesse perdonato
anche il diavolo –
se soltanto in quella grande collera
trovasse posto
una goccia del Sangue prezioso di Gesù
che è come sorgente di acqua viva nei nostri cuori –
virtù di carità soprannaturale
e in quelle anime che sono vittime benedette,
vittime di espiazione.
Dalla terra offesa dal male,
come figura che passa è la gente,
attraversa il mondo
con composta dignità –
e lascia dietro di sé la compassione,
il cuore amorevole di chi ha rispettato la vita
e ha offerto all'Eterno il suo perdono,
l'ha offerto a coloro che gli fecero del male –
come calice sull'altare colmo fino all'orlo,
della rossa linfa nei tralci
innestati alla vite i cui frutti così dolci,
maturi e saporiti,
sono la pace e poi la speranza,
insieme alla concordia
e la bellezza della vicendevole comprensione.
Dalla terra offesa dal male,
rimanere umani
è l'unica Legge consentita,
con la sensibilità della nostra coscienza –
che ci suggerisce l'etica
in ogni cosa giusta da compiere,
l'unico bastione alla follia in questo mondo oscuro.


SIGNIFICATO

Dove non c'è attesa né mistero,
l'ideologia ha sconfitto l'umanesimo
e dell'anima non rimane –
che polvere meschina;
ad ogni momento di ogni cosa vediamo l'esteriore,
le suggestioni o il preconcetto –
ma la verità è in ciò che sussiste nascostamente;
quella rivelazione esente da pensiero,
come un umile sentimento che coglie la vita –
è la nostra storia così tanto amara,
scritta sulle pagine –
del nitore libro degli spiriti beati,
che soltanto il Signore ama e può leggere per sempre.


RINNOVAMENTO

Ci sono altre strade da percorrere insieme,
fuori da queste mura alte e forti
che separano le realtà;
quel che vedo è strano ai miei occhi,
soggiace alla mente
e alle idee che esondano nella mia testa,
pensare che sono triste
in un mondo ostile –
è proprio accorgersi della infelicità dei miseri.
Sono quelle persone disprezzate
le lacrime della Madre su un mondo in preda alla follia –
che ha rinunciato alla limpida verità,
un mondo privo di giustizia
perso in moltitudini di egoismi.
La Donna matrice del divino e dell'ordine del creato –
apre il vaso donato a Pandora,
quel che ne esce sono gli incubi dell'umanità,
diventano materici fino a sopprimere ogni coscienza,
quelle coscienze che arginavano
le forze nemiche nell'antro oscuro
in cui caddero i superbi –
sono coloro che sopprimono vite
e quelle più vulnerabili,
nelle grandi camere della morte.
Ma la Donna abbraccia nella sua anima
la speranza,
figlia primogenita dell'alba
nel nuovo orizzonte;
quel Sole nascente dissolve il moto dei perfidi –
e la terra esce dall'amarezza del deserto,
l'aridità che tolse linfa vivificante
alle creature nobili,
ai piccoli di cui gli orchi sparsero il sangue –
adesso e nei prati in grandi distese, nei luoghi di ciascuno
fiorisce il giglio bianco,
profumato e gentile –
sopra il fango delle guerre e del profitto.

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