C’è un
modo disonesto di fare del bene ed è quando esercitiamo la virtù di pseudo carità
per soddisfare il nostro ego o per convincere gli altri del fatto che siamo
buoni e giusti; il primo atto di giustizia nei confronti di sé stessi è
ammettere di essere cattivi, ed averne una profonda persuasione è segno di
salute psicologica e significa sul piano ontologico mantenersi nella verità, in
rapporto al prossimo e a Dio. La bontà di una persona risiede nella capacità di
scorgere i propri difetti e i propri limiti e non nel suo contrario e cioè nel
vizio della superbia; la bontà è un appetito al bene, il desiderio del bene, la
volontà rivolta al bene e come presupposto occorre la capacità di distinguere
tra il bene e il male in ogni circostanza, occorre la capacità di comprendere
la differenza tra la luce e le tenebre in ambito spirituale e morale: certe
parole e espressioni sono tenebra, invece altre sono luce e portano nella
coscienza chiarità e pace, nella propria e in quella altrui. La libertà di
scegliere tra il bene e il male ci rende veramente persone umane, persone
autentiche e non marionette prigioniere sotto la schiavitù del diavolo, essere liberi consiste nel non farsi usare dal male e nel disprezzarlo, essere liberi
consiste nel dominio delle passioni e nella ricerca di ciò che è buono, vero e
conforme alla bellezza. Se una persona fa’ del bene ma non riesce a rinunciare
a sé stessa, quindi a mortificare il proprio egoismo, quello che alcuni hanno
definito amor proprio… non è e non sarà mai una persona buona, sarà sempre una
persona che tenderà a strumentalizzare gli altri e ad asservirli ai propri
desideri, ad accentrarsi esclusivamente sul proprio ideale di felicità. L’amore
vero è l’unica forza positiva di cui l’uomo sia capace e che lo possa rendere libero, che
lo possa realizzare: la differenza tra amare e non amare risiede nella volontà,
l’amore non è un sentimento ma un costante atto di volontà, una prassi
esistenziale. Chi si convince della propria bontà è pervenuto al paese della
follia, nessuno è buono davanti al rimprovero della coscienza, con il cuore
rivolto all’ascolto della voce di Dio. Siamo cattivi e in cammino per
convertirci al bene, un cammino disseminato di pericoli e di cadute, un cammino
fatto di sofferenza verso la redenzione. Siamo pellegrini ed esuli, non siamo
conformi nemmeno alla più piccola forma di perfezione, siamo persone bisognose
di essere sempre perdonate e giustificate. Non c’è bene più grande per l’uomo
che quello di riconoscersi peccatore e infinitamente distante dalla Luce, è da
questa consapevolezza che inizia il cammino della redenzione, il buon cammino
dell’anima penitente e redenta. Sapere di essere amati da Dio è forse l’unica possibilità
di conservarsi davvero buoni e di amare sinceramente gli altri, questa
disposizione interiore consiste nell’accettare di credere e di convertirsi, è
una preziosa opportunità per maturare e per dirsi veritieri ed amanti della
verità. Gesù con il suo Vangelo ha sempre esortato coloro che incontrava a rientrare
in sé stessi e a riscoprire la vita interiore, è infatti dal mondo interiore
che si perviene al mondo celeste, ad una coscienza netta e a un cuore puro.
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