Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

martedì 7 febbraio 2017

Attraversare lande desolate

Ricordo i sacerdoti della mia infanzia e la loro affettuosità paterna, il loro rispetto, le parole buone e incoraggianti nei confronti di un bambino che tutti ritenevano eccessivamente timido e chiuso in sé stesso; ero uno di quei fanciulli che oggi vengono definiti come appartenenti a quell’ampio spettro autistico con variabili di modalità e gravità diverse, ero asociale e mi isolavo dal gruppo e dalla classe scegliendo di tanto in tanto un amico esclusivo con cui dialogare a differenza degli altri che mi percepivano strano. Quei sacerdoti mi esortavano a stare con gli amici e lo facevano anche gli affetti della mia famiglia come mio nonno materno, era difficile per me mantenere lo sguardo negli occhi di chi avevo di fronte, era difficile parlare per esternare le mie vere emozioni e il peso di quella difficoltà mi provocava disagio, una sorta di ansia e di senso di inadeguatezza, un conflitto interiore che sfogavo pensando ai lunghi silenzi e alle frasi sbagliate dette impulsivamente senza pensarci, che suscitavano risposte sarcastiche o addirittura ostilità ed esclusione. Quando scrivevo i compiti di catechismo ricevevo sempre delle lodi e quel voto da scuola elementare, l’ottimo che mi faceva contento e mi riempiva di significato. L’ultimo libro che mi fu prestato per l’estate dimenticai di restituirlo, era una biografia che ancora conservo; quando mi convertii alla fede, pur non abbandonandola mai per davvero, erano passati anni dal periodo della mia adolescenza e quel libro che continuai a leggere sempre con ammirazione mi fece capire quali sono i valori che nella vita contano sul serio, è il Vangelo, è Gesù che ci parla, che ci dice chi siamo e perché stiamo al mondo; un mio interrogativo fin da ragazzino fu il domandarmi se il Vangelo fosse un resoconto di fatti immaginari o la descrizione della realtà di un passato lontano che è parte della nostra storia, ero attanagliato da dubbi che mi toglievano la convinzione che il Signore ci fosse davvero, fosse presente adesso e avesse effettivamente vissuto in quel modo e pronunciato quelle parole e quei discorsi: dissi a me stesso, quasi come una scommessa contro tutto quello che lo contraria, che il Vangelo dice la verità ed è un racconto storico, una cronaca. Leggere quelle parole significa mettersi in ascolto di Gesù, entrare in contatto con Lui. Se esiste il soprannaturale ogni persona umana è stata creata da Dio e predestinata alla felicità, il Vangelo descrive la realtà di fatti soprannaturali e l’amore di Dio per ciascun uomo, il Vangelo dice la verità ed è una verità meravigliosa, supera in sapienza tutte le più importanti opere filosofiche dello scibile umano: è l’Opera che una persona semplice come un bambino può comprendere, assimilare e vivere quotidianamente amando il Signore con cuore puro e animo sincero. La bellezza di Dio risiede nella semplicità e nella fanciullezza, in uno spirito libero che sa cogliere dall’esperienza tutti quei tratti nascosti che sono lo scrivere di Dio nelle nostre vite, il nostro conformarci alla sua volontà. C’è un nemico che non ama il Vangelo e vuole distoglierci da ciò che può portare del bene nella nostra esistenza, è un nemico invisibile e multiforme, una voce che vuole sedurci e a cui dobbiamo dire di no con disprezzo: se leggiamo il Vangelo ascoltiamo Gesù che con la sua voce zittisce quell’impostore bugiardo e malevolo, se preghiamo quel Vangelo possiamo viverlo ogni giorno con coerenza, se preghiamo possiamo pentirci e ricominciare sempre daccapo, procedendo su buon cammino. La vita spirituale è una relazione d’amicizia, una relazione con un amico sempre presente e che non ci abbandonerà mai, amare significa portare la croce gli uni degli altri, non da soli e nella tristezza, convincersi di essere amati dal Signore è l’inizio della nostra redenzione: una persona ha un valore inestimabile.

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