Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 4 dicembre 2017

Chi perdona rinuncia a satana

E’ difficile perdonare chi ti fa del male, ma è ancora più difficile farsi perdonare dalle persone che si ritengono offese o ferite dalle nostre parole o dal nostro cattivo comportamento; perdonare è un atto eroico di cui sono capaci in pochi, desiderare la salvezza di chi si è dimostrato nostro spietato nemico è semplicemente cristiano. Dio non vede il peccatore come un tutt’uno con il peccato, vede un’anima che ha creato per la felicità e che deliberatamente si è allontanata da Lui radicandosi nell’impenitenza, nella durezza del cuore, nella chiusura. Quando riusciamo a perdonare e a guardare la persona che ci ha fatto del male, a guardarla negli occhi e a intravedere la sua umanità, la sua fragilità, i suoi difetti e persino la colpa, quando riusciamo ad amarla perché sentiamo nel nostro cuore che è come noi, un fratello o una sorella, quando diventiamo capaci di provare compassione e di lavare il fango dell’odio con le nostre lacrime, proprio allora siamo veramente umani e rassomigliamo a Gesù che ha invitato tutti coloro che portano il nome di cristiani ad essere suoi imitatori, liberi dai cattivi condizionamenti, liberi di amare. Nel ricevere il Battesimo da piccoli qualcuno ha detto al nostro posto: “Rinuncio a satana e alle sue seduzioni”, perdonando rinnoviamo questa promessa e ci facciamo abbracciare da Dio, se serbiamo rancore e decidiamo di vendicarci Dio non abita più nel nostro cuore, vi abita il diavolo. Il Battesimo è anche un esorcismo, ma per rimanere uniti a Dio occorre rinnovarlo quotidianamente nella vita con le nostre scelte, fatte con la nostra buona volontà; appena ci si presenta l’occasione dobbiamo farci forza e dire di no, questo no al male deve essere sempre accompagnato dalla preghiera, la quale nasconde in sé il nostro sì a Dio. Radicarsi risolutamente nel non voler perdonare qualcuno è un atteggiamento interiore che apre la porta al diabolico, gli spiriti del male attendono sempre questa buona occasione per prendersi un’anima e usarla ai propri scopi. La liberazione dal male passa sempre prima dal perdono agli altri e si fortifica con gli atti di carità compresa la preghiera, questo è un esempio di come si comportano i veri cristiani, e anche quelle persone d’animo nobile che non professano alcuna fede religiosa ma hanno il coraggio di fare scelte giuste anche se difficili: perdonare è una scelta difficile perché richiede molta umiltà, richiede mortificazione e la rinuncia ad affermare il proprio ego, tante volte sollecitato dal maligno con la tentazione. Soltanto se siamo capaci di dire al nostro prossimo: “Ti perdono”, possiamo lecitamente dire al Signore: “Perdonami”, se non perdoniamo non possiamo pretendere per noi stessi il perdono. Un cuore libero dalle catene della collera, del rancore e della violenza è un cuore capace di perdonare e di vivere in pace. Ma per ricevere il perdono è necessario il pentimento, si perdona a chi è pentito e non a chi si chiude e diventa prigioniero di sé stesso e del diavolo, che con questa strategia conquista tante anime rubandole a Dio. Perdonare è un atto d’amore, è una beatitudine evangelica.

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