Oramai
siamo arrivati nel cuore dell’inverno e mancano a Natale pochi giorni, un po’
di più perché l’anno finisca e incominci quello nuovo; ciascuno faccia il suo
esame di coscienza e uno scrutinio per quanto possibile verosimile su ciò che è
stato quest’anno già trascorso, e le sue attese per l’anno futuro. A Natale si
vuole il viaggio, gli addobbi, l’atmosfera, insomma il tornaconto emotivo e un
grande spasso. Nessuno crede realmente che in quel bambino della sperduta
Betlemme, all’incirca duemila anni orsono, la seconda Persona della santissima
Trinità, il Verbo di Dio della stessa sostanza e natura delle altre due Persone
divine, si sia fatto uomo per amore nei confronti degli uomini, nessuno crede e
ad ogni disagio, contrarietà e sofferenza tutti sono pronti a bestemmiare e a
maledire quell’innocente in fasce che giace in una mangiatoia, Signore del
cielo e della terra, il Principe della pace. San Francesco allestì il primo
presepe e cioè la rappresentazione plastica dell’incarnazione del Figlio e qualcuno
al giorno d’oggi lo interpreta come qualcosa che richiama la famiglia o la
bellezza dell’infanzia, la sua fascinazione quasi mistica, ma il presepe è
soprattutto un trattatello teologico in cui ciascun personaggio riveste un
ruolo unico e altamente significativo, Gesù bambino è al centro di tutta la
scenografia, il tema è quello del sacro, del divino, del soteriologico, dell’amore
oltre natura. San Francesco amava Gesù con forza e semplicità e così gli è venuta in mente l’idea del
presepe, altrimenti perché? Ogni giorno al mattino per il cristiano dovrebbe
essere Natale, perché ogni giorno ci è dato dalla provvidenza divina come dono gratuito e il
cristiano vive non più per sé stesso ma bensì per Cristo che ha dato la sua
vita per lui. La chiave è quella che spiega ogni cosa, la Carità sempiterna da
cui trae origine ogni vita, ogni palpito e ogni pensiero. E’ la chiave che apre
lo scrigno che nasconde nel segreto il senso dell’esistenza. Per coloro che
hanno occhi per vedere, quel piccino di Betlemme ci richiama al senso del nostro
stare al mondo e al destino che Dio ha riservato per quelli che lo amano, è un
bimbo ma è anche Dio e come tale Egli può veramente tutto. L’anno che al
presente appartiene al passato ci ha dato la possibilità di vivere secondo le
nostre vedute e di vivere assieme agli altri oppure da soli, l’anno che a breve
finirà ci ha portato avanti, più vicini a Dio o più lontani da Lui a seconda
del libero arbitrio che sempre esercitiamo, a seconda delle scelte, difatti pregare
è una scelta, voler bene agli altri è una scelta, perdonare è una scelta e in
questioni così non ci obbliga davvero nessuno. Per l’anno che verrà personalmente
mi auguro riconciliazione e pace e l’augurio è anche per il prossimo e per il mio
povero mondo, il nostro mondo, tanto disordinato e inquieto. Nei Salmi sta scritto
che Dio benedirà il suo popolo con la pace, cerchiamo di meritarcela con la
nostra conversione, se ci si converte al Signore l’avvenire per la società sarà
buono e tutti sono consapevoli del significato e dei modi della conversione,
tutti sanno e nessuno può far finta di niente. Pensiamo all’episodio biblico
della città di Ninive, quella città si salvò perché accettò di dare ascolto a
chi la esortava a tornare a Dio. Da una seria riforma morale dipende il destino
del genere umano, e non da chissà che cosa. Occorre riflettere per comprendere,
i mali che ci affliggono dipendono dai mali dell’anima e non viceversa. La luce
di Betlemme illumina le tenebre di una lunga e fredda notte, è la luce dell’Eterno.
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