Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

sabato 4 febbraio 2012

La Croce e il suo valore


“ Se uno vuol venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua ”, dice il Signore e anche che se uno non accetta la propria croce per amore di Dio, non è degno di Lui: la croce è la condizione umana ordinaria, non c’è esistenza senza la croce, soltanto gli illusi fuggono la croce per trovare conforto nelle felicità mondane, costruite ad arte per sentirsi esenti dalla possibilità della sofferenza, questo è un atteggiamento da sprovveduti, da stolti; la croce è ordinaria perché tutti o già la posseggono in diversa misura, oppure vi sono incamminati sulla strada del tempo, la croce è straordinaria quando noi partecipiamo con le nostre sofferenze alle sofferenze del Signore e quindi con Lui, uniti a Lui misticamente nella carità, la condividiamo e gli apparteniamo, in questo modo la croce diventa segno di appartenenza e di consacrazione a Dio. Gesù nella Via Crucis a Gerusalemme, la Città santa, ha portato il patibolo della Croce sulle sue spalle, sul suo corpo, Egli ha sostenuto il suo peso durante il doloroso tragitto, sul Golgota è la Croce che sostiene il Signore ad essa confitto coi chiodi: ci sono due momenti di grande sofferenza e comunione con Cristo crocifisso nella vita personale di ciascuno, quando portiamo la croce, le sofferenze che ci accompagnano nel corso della vita terrena e quando ci abbandoniamo ad esse ed esse ci portano, sostenendoci nell’abbandono alla volontà di Dio Padre, volontà che il Figlio ha eseguito nella più totale obbedienza. Quando accettiamo la Croce, accettiamo la volontà dell’Eterno e ci conformiamo nell’obbedienza a suo Figlio Gesù, accettiamo di essere redenti, di essere liberati dalla schiavitù del male e attraversiamo quella porta che è l’ingresso al Regno dei cieli: con la Croce accolta con rassegnazione ci purifichiamo dalle colpe, dall’egoismo e dal disamore, affiniamo la nostra capacità d’amare, poiché non esiste vero amore senza sofferenza, senza il sacrifico della propria vita; quando qualcuno pensa all’amore e lo separa dalla sofferenza, cade inevitabilmente in un terribile equivoco, poiché non c’è amore autentico senza dolore, senza la volontà di sacrificarsi per l’altro: l’amore inteso in un altro qualsivoglia modo, è solamente un meschino inganno nei confronti di sé stessi, semplicemente la dinamica egoistica delle proprie passioni, della propria natura corrotta e incline alla devianza, alla degradazione morale. La Croce di Gesù è la porta che conduce alla salvezza, soltanto passando per essa si può essere salvati, chi la rifiuta per profitto mondano, per interesse egoistico, per codardia, si autoesclude dalla redenzione, si condanna all’esclusione dal Regno dei cieli: è necessario accettare la Croce per poter essere degni del Signore, che è lo Sposo e il Salvatore delle nostre anime, in quanto ogni persona nasce per soffrire e per morire, non si può fuggire a questo comune destino, è assurdo farsi delle illusioni, la vita terrena è segnata indelebilmente dalla sofferenza e questa è una realtà che bisogna accettare e a cui occorre dare un significato, lo esige la ragione e la nostra sfera spirituale; la Croce di Gesù è quella forza trascendente che dà significato autentico alla nostra sofferenza, la sofferenza non è inutile e dannosa, Cristo vi ha dato un senso, ma è necessario aderire con il proprio cuore alla sua Parola di verità: il vero senso della Croce è l’amore a Dio e al prossimo, un amore senza riserve, un amore gratuito e sovrabbondante, un amore oblativo, che si riconosce dalla libera adesione alla volontà del Cielo.

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