Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

giovedì 3 maggio 2012

L'anima creata


Nel canone dell’Antico Testamento l’anima era tutta la persona, cioè la sua vita corporale in questo mondo, il bene più importante da conservare, la vita nella sua prosecuzione e incolumità fisica; nel Nuovo Testamento, con l’avvento della Rivelazione di Cristo, l’anima è la parte della persona più sacra e importante, la sua dimensione spirituale in relazione al suo Creatore, la persona da redimere in vista della vita eterna in comunione con Dio nell’al di là. Le anime sono più preziose di tutto l’universo creato, sono il bene più amato dall’Autore della vita, per la salvezza di una sola anima Dio si è fatto uomo ed è morto su una Croce, anche se il suo sacrificio fosse stato compiuto per la redenzione di un’anima solamente e non per innumerevoli; il concetto di anima collima con il concetto di persona, quindi anima e persona sono elementi vitali e ontologici equivalenti, l’anima non è altro che la persona con la sua unicità, distinta da tutti e da tutto: nel Nuovo Testamento si specifica che le anime sono esenti dalla possibilità di morire e sono distinte dal corpo, anche se a ciascun anima appartiene un determinato corpo e soltanto quello; la vera vocazione di un’anima umana è la comunione con Dio Carità, fuori da questa predestinazione c’è la morte autentica, la caduta nelle tenebre e nel vuoto. Le anime sono state create da Dio per Dio, da Lui provengono e a Lui ritornano, questo quando parliamo della Casa del Padre in relazione al destino dei defunti, cioè di coloro che nella vita transitoria hanno esercitato la propria funzione e l’hanno esaurita, in relazione al Signore e al proprio prossimo, ogni persona infatti non appartiene al caso, ma è innestata in un progetto che il Creatore ha pensato e prefigurato dall’eternità, un progetto che deve realizzarsi nella piena adesione alla volontà di Colui che ci ha creati, per il nostro vero bene ed il bene dei nostri simili: ognuno è libero di non corrispondere al progetto di Dio sulla sua vita e di scegliere un’altra strada, quindi di opporsi di sua iniziativa all’amore di Dio per lui o per lei, questo porta il nome tanto denigrato nei tempi moderni, di peccato. Le anime tendono naturalmente a ciò che considerano il bene, la loro autentica felicità; quando il cuore è distorto e la prassi del bene è tradita, un’anima si condanna all’autoesclusione dalla sua autentica realizzazione, alla sua morte spirituale fuori dal disegno della prescienza di Dio: l’inferno è l’unico plausibile fallimento per la creatura umana, quello che il maligno desidera ardentemente nei confronti delle anime. Molti non credono nell’esistenza dell’anima e dell’al di là, infatti sono delle verità di Fede indimostrabili sul piano scientifico, ma non su quello della razionalità: molti pensano che l’anima, comprese le sue facoltà, decada con il disfacimento del sistema nervoso centrale e con il sopraggiungimento della morte corporale, ma sono realtà queste da confutare, non soltanto da parte dell’osservatore esterno, ma da parte soprattutto del partecipatore, cioè del soggetto in questione, infatti certe esperienze non si possono partecipare agli altri, ma vanno individualmente vissute per essere pienamente afferrate e comprese, quindi la loro confutazione rimane alquanto dubbia, forse addirittura insostenibile. L’anima sono io che afferro me stesso, nella piena consapevolezza di esistere individualmente, separato dagli altri, cosciente di essere persona vivente: chi può stabilire quando questo verrà meno? In verità, nessuno.

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