La
follia è come il senso della vita, non la capisci nella sua sconcertante profondità
finché non ti ammali e rinsavisci.
Il concetto di follia affonda
le sue radici fin dall’antichità, emblematico è l’esempio del filosofo greco
Socrate che circa nel 500 a.C. ne parla definendo la follia come un grave
errore di giudizio, e utilizzando la metafora dell’uomo che si getta giù da un
alto dirupo con la convinzione di potersi librare in volo come un uccello, e
che pochi istanti dopo si sfracella al suolo, quindi per Socrate la follia non
è altro che una qualsiasi espressione umana contraria alla retta ragione, non è
qualcosa che concerne le convenzioni sociali o il conformismo alla massa, ma
bensì qualcosa che sfugge al senso comune del bene e del lecito, qualcosa che
si trova al di fuori della saggia norma di vita, al di là del bene e del male;
il folle a causa del proprio dramma irresolubile, osservando dalla sua prospettiva
distorta non comprende la realtà, e non la può comprendere nemmeno se qualcun
altro si prende a cuore il compito di spiegargliela con accuratezza, perché è
diventato estraneo al mondo e non vuole tornare indietro, anzi non può.
Qualcuno sostiene che la schizofrenia è una malattia mentale cronica che
accompagna l’umanità fin dai tempi più remoti con una serie di manifestazioni
variabili, se ne trova un caso esemplare anche nella Bibbia con il personaggio non
inventato ma storico di Nabucodonosor; riguardo a questo famoso sovrano di
Babilonia si è perfino teorizzato il mito della licantropia, una malattia
inventata il cui sintomo specifico è la convinzione insopprimibile di essere un
animale selvatico, che porta il povero ammalato a comportarsi di conseguenza.
Ma lasciamo perdere le cialtronerie a arriviamo subito subito ad un’epoca
prossima alla nostra, con la realizzazione dei primi manicomi nella Francia di
qualche secolo fa, intendiamoci che qui non si fa riferimento all’istituzione
totale segregativa dei manicomi più recenti, ma di tutt’altra cosa; i primi
manicomi erano concepiti come cittadelle ideali, o cittadelle sanitarie, dove
le persone potevano trovare la felicità nel contesto di un microcosmo protetto estraneo a una società corrotta e
invivibile, non erano pensati come ospedali o sanatori in cui venivano ricoverati
i malati, ma erano l’eureka che
andava realizzandosi sulle rovine di un vecchio mondo, di un vecchio sistema,
furono il tentativo maldestro di realizzare una nuova civiltà paradisiaca per
l’umanità del futuro. Con il tempo purtroppo si rivelarono il ricettacolo della
più bieca emarginazione e dell’abbandono, nel manicomio finivano internati
dalle autorità statali e locali, con la sola finalità di appartare le diversità
o meglio tutto quello che non era omologato all’idea di normalità condivisa dai
benpensanti, un numero sempre crescente di indigenti, di disabili con un
aspetto poco conforme ai canoni della bellezza, di ammalati nel corpo e nella
mente, storpi e deformi, idioti, delinquenti recidivi o pazzi, anziani non
autosufficienti, fanciulli rifiutati dalle famiglie d’origine per svariati
motivi e chiunque non fosse di pubblico gradimento. Concludo dicendo che storicamente
la “ mission ” della psichiatria è sempre stata il controllo e la repressione
della persona intollerabile, che sovverte le regole imposte dall’etichetta di
una mentalità conformista e illiberale; se non si riesce a controllare e
reprimere, ovviamente con l’uso mascherato e perbenista della violenza, del
sopruso e della cosiddetta responsabilità di ruolo del medico, si tenta di sopprimere
come un animale l’inconsapevole paziente oramai divenuto col trascorrere del tempo debole e vulnerabile, lo si elimina fisicamente, oppure l’alternativa immediata
è agire come nel celebre film: “ Qualcuno volò sul nido del cuculo ” (1975),
interpretato dal grande attore cinematografico statunitense Jack Nicholson, che
per quanto ne so da non molto tempo ci ha lasciati per una vita migliore,
costretto dalla veneranda età di settantasette anni; R.I.P. my dear friend.
Attenzione! è doveroso specificare che la pagina tratta d’una anamnesi crudele
che appartiene a un passato oscuro e vergognoso che non deve tornare, e che è
bene non rievocare per stemperare un doloroso trauma collettivo.
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