Una
delle insidie più astute del maligno è farci attribuire a Dio tutto
ciò che contraria le nostre aspettative di bene, identificare Dio
come l’antagonista della nostra felicità; questo mondo è una
valle di lacrime e la sofferenza è ineliminabile, il Signore non ha
redento l’uomo esentandolo dalla sofferenza ma prendendola su di
sé, Lui innocente con le innumerevoli schiere dei martiri innocenti;
meglio le lacrime che ci accomunano a Cristo e alla sua santa Madre
che il peccato che ci accomuna al diavolo le cui intenzioni sono note
a chiunque sia minimamente avveduto, tentare al peccato per mettere
le anime nella condizione dell’impenitenza per poi prenderle e
farle sue per l’eternità. Cristo si è immerso nella condizione
umana fino a toccare il suo abisso di perdizione, per poi redimerci
con la risurrezione; la visione cristiana della vita dovrebbe
considerare l’immane tragedia umana, il suo carattere irrevocabile
e il suo culmine di lontananza dalla beatitudine e dalla sorgente
della Carità, per guardare alla Croce come allo strumento attraverso
cui il Signore ci ha liberati dalla nostra condanna, perché soltanto
Dio poteva prendere su di sé il male per liberare l’uomo dalle sue
catene e dalla morte, e dal diavolo che come dice la Scrittura è
colui che della morte detiene il potere, ma Cristo con la sua
risurrezione lo ha spodestato e a noi ha restituito la libertà, ogni
anima è costata il suo sangue. Soltanto chi partecipa alla Croce di
Cristo può ottenere il frutto della redenzione, chi si ripiega sulla
vita presente e cerca il bene purtroppo malinteso in questa vita
miserabile si perderà; la salvezza eterna della propria anima deve
avere la priorità su tutto, perché come dice la Scrittura se si
perde l’anima cosa mai potrà dare l’uomo in riscatto di essa? è
l’unico bene necessario da perseguire e in un mondo di
cristianesimo secolarizzato e di materialismo esasperato questa
verità si è oramai allontanata dalle coscienze della maggior parte
dei credenti e delle persone di buona volontà. La risposta a questa
situazione di diffusa apostasia è la conversione a una vita conforme
alla legge di Dio, che come ogni cristiano dovrebbe sapere si
riassume nell’amare il prossimo concretamente e nel considerare il
Signore come il valore più importante, la persona più importante,
senza lasciarsi dominare dagli idoli che svuotano l’anima umana del
suo autentico significato e la privano del destino a cui è chiamata.
L’uomo non è mai disabitato, in esso o abita la grazia di Dio o il
veleno del serpente, l’uomo è una creatura a due dimensioni, una
terrena e una spirituale, chi trascura la dimensione spirituale
arreca un grave danno a sé stesso e di conseguenza anche al
prossimo. Uno dei mezzi fondamentali della grazia è la preghiera,
l’altro è l’amore coerentemente vissuto, l’amore per gli
altri: senza l’esercizio di questi mezzi ci allontaniamo da Dio e
le conseguenze sono purtroppo negative, molti nemmeno se ne
accorgono. Nella sua predicazione come pellegrino tra la gente
smarrita che incontrava Gesù diceva: “Il Regno di Dio è
vicino, convertitevi e credete al Vangelo”, l’anelito alla
liberazione dai mali presenti, il cambiamento di mentalità e di
convinzioni, e la fede nella parola che il Signore stesso annunciava,
questi tre elementi componevano il quadro della missione affidatagli
dal Padre. Sperare nella felicità terrena è una sciocca illusione,
la speranza del vero cristiano è quella nel Risorto, chi spera di
trovare quaggiù la gioia è ingiusto nei confronti di tanti fratelli
e sorelle che soffrono abbandonati e dimenticati, l’amore è
l’unica risposta razionale.
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