Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 25 settembre 2017

La visione cristiana della vita

Una delle insidie più astute del maligno è farci attribuire a Dio tutto ciò che contraria le nostre aspettative di bene, identificare Dio come l’antagonista della nostra felicità; questo mondo è una valle di lacrime e la sofferenza è ineliminabile, il Signore non ha redento l’uomo esentandolo dalla sofferenza ma prendendola su di sé, Lui innocente con le innumerevoli schiere dei martiri innocenti; meglio le lacrime che ci accomunano a Cristo e alla sua santa Madre che il peccato che ci accomuna al diavolo le cui intenzioni sono note a chiunque sia minimamente avveduto, tentare al peccato per mettere le anime nella condizione dell’impenitenza per poi prenderle e farle sue per l’eternità. Cristo si è immerso nella condizione umana fino a toccare il suo abisso di perdizione, per poi redimerci con la risurrezione; la visione cristiana della vita dovrebbe considerare l’immane tragedia umana, il suo carattere irrevocabile e il suo culmine di lontananza dalla beatitudine e dalla sorgente della Carità, per guardare alla Croce come allo strumento attraverso cui il Signore ci ha liberati dalla nostra condanna, perché soltanto Dio poteva prendere su di sé il male per liberare l’uomo dalle sue catene e dalla morte, e dal diavolo che come dice la Scrittura è colui che della morte detiene il potere, ma Cristo con la sua risurrezione lo ha spodestato e a noi ha restituito la libertà, ogni anima è costata il suo sangue. Soltanto chi partecipa alla Croce di Cristo può ottenere il frutto della redenzione, chi si ripiega sulla vita presente e cerca il bene purtroppo malinteso in questa vita miserabile si perderà; la salvezza eterna della propria anima deve avere la priorità su tutto, perché come dice la Scrittura se si perde l’anima cosa mai potrà dare l’uomo in riscatto di essa? è l’unico bene necessario da perseguire e in un mondo di cristianesimo secolarizzato e di materialismo esasperato questa verità si è oramai allontanata dalle coscienze della maggior parte dei credenti e delle persone di buona volontà. La risposta a questa situazione di diffusa apostasia è la conversione a una vita conforme alla legge di Dio, che come ogni cristiano dovrebbe sapere si riassume nell’amare il prossimo concretamente e nel considerare il Signore come il valore più importante, la persona più importante, senza lasciarsi dominare dagli idoli che svuotano l’anima umana del suo autentico significato e la privano del destino a cui è chiamata. L’uomo non è mai disabitato, in esso o abita la grazia di Dio o il veleno del serpente, l’uomo è una creatura a due dimensioni, una terrena e una spirituale, chi trascura la dimensione spirituale arreca un grave danno a sé stesso e di conseguenza anche al prossimo. Uno dei mezzi fondamentali della grazia è la preghiera, l’altro è l’amore coerentemente vissuto, l’amore per gli altri: senza l’esercizio di questi mezzi ci allontaniamo da Dio e le conseguenze sono purtroppo negative, molti nemmeno se ne accorgono. Nella sua predicazione come pellegrino tra la gente smarrita che incontrava Gesù diceva: “Il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo”, l’anelito alla liberazione dai mali presenti, il cambiamento di mentalità e di convinzioni, e la fede nella parola che il Signore stesso annunciava, questi tre elementi componevano il quadro della missione affidatagli dal Padre. Sperare nella felicità terrena è una sciocca illusione, la speranza del vero cristiano è quella nel Risorto, chi spera di trovare quaggiù la gioia è ingiusto nei confronti di tanti fratelli e sorelle che soffrono abbandonati e dimenticati, l’amore è l’unica risposta razionale.

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