Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

mercoledì 15 marzo 2023

Cosa ci divide e cosa ci accomuna

Talvolta mi domando perché gli uomini siano capaci di fare tanto del male ai propri simili che il Vangelo ci invita a chiamare fratelli e sorelle, una fratellanza universale oltre gli innumerevoli gradi di separazione; qual è il legame tra noi e il nostro prossimo? la nostra umanità, la radice comune da cui è nata la nostra stirpe, perché sono molte di più le cose che ci accomunano piuttosto che le cose che ci dividono, nonostante le differenze che sono determinanti ma che dovrebbero diventare una ricchezza collettiva, le differenze dovrebbero metterci nella condizione di farci del bene vicendevolmente, una dinamica che si dovrebbe attivare soprattutto da parte dei forti nei confronti dei deboli, voglio ricordare il mito della torre di Babele e di come l’umanità in se stessa e nella sua storia di tante epoche si sia divisa tra lingue, popoli e nazioni, tra culture e religioni, in un’ampia molteplicità genetica, in un immenso crogiuolo di differenze. La peggiore lebbra che nuoce all’umanità è l’egoismo di cui la più sconcertante manifestazione è l’indifferenza, il pensare esclusivamente a sé stessi e il rigetto dell’amore come apertura agli altri, la sensibilità nei confronti delle altrui sofferenze e fragilità, compassione o empatia, qualcosa con un potenziale positivo, di quasi angelico che nobilita le persone che si dimostrano migliori della massa anonima, che si estraniano dalla mediocrità uniformante, dal conformismo delle idee e dei valori, persone dall’animo casto e gentile, umile, mansueto e generoso, persone fuori dagli schemi, perché una vita in cui non c’è e non si esprime un vero interesse per gli altri è una vita belluina in cui si tende a divorare quelli che sono i beni materiali o alla ricerca del proprio ideale di felicità, una vita dove non si serve il prossimo ma lo si strumentalizza con lo scopo di affermare l’ego, di portarlo a proporzioni patologiche. Se ad esempio penso alla schiavitù e ai genocidi considero a quali dimensioni paurose sia potuto arrivare il peccato di Caino nei confronti del giusto Abele nella storia tragica della nostra inquieta razza umana, il veleno mortifero di Caino ce lo portiamo tutti dentro e l’antidoto è l’innocenza di Abele e il suo chinarsi per soccorrere l’altro, il suo anelito alla pace e all’amicizia, la sua non violenza, la remissività del suo carattere, l’indole benigna e benedicente, ma dentro di noi è in atto una tremenda battaglia e il peccato è accovacciato alla porta del nostro cuore, è il maligno che vuole entrare per sopraffarci, il peccato è sempre molto vicino e ghermisce la nostra volontà, vuole sottrarci alla libertà dei figli di Dio, alla grazia che è la presenza di Dio in noi, vuole estinguere la nostra carità che è la fondamentale virtù soprannaturale dell’anima, la nostra comunione con Dio Carità, dobbiamo dominarlo e la ragione deve prevalere, per non cadere vittime del male, del disordine, della tenebra e dell’odio, se la nostra natura non fosse decaduta da uno stato di perfezione originaria la realtà sarebbe molto diversa da quella che conosciamo. Se siamo stati creati per vivere eternamente con Dio Carità, la legge morale ha la capacità – se perseguita con l’esercizio della volontà, del libero arbitrio e con le opere – di introdurci alla vita soprannaturale di Dio e di renderci stabili in essa, di renderci partecipi dell’amore trinitario di Dio che è la sorgente della vita, separati dal quale cadiamo nella morte e nella morte eterna.

Dal Messale

Signore Gesù Cristo, figlio di Dio vivo, che per volontà del Padre e con l’opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo, per il Santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue liberami da ogni colpa e da ogni male, fa che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da Te.

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