“ Infatti io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio
”. (Rm 7:19) Questa frase dell’Apostolo san Paolo tratta dalla Lettera ai
Romani, pone in evidenza una contraddizione a cui tutti gli esseri umani sono
soggetti, esiste una dicotomia nella natura psichica della persona, una sorta
di incoerenza tra ciò che accettiamo come bene nella nostra coscienza, magari
interiorizzando la Legge di Dio, e quello che compiamo con le nostre azioni,
quindi una tendenza naturale al male che i Padri della Chiesa antica hanno
definito con il termine concupiscenza;
concupire significa sentire in sé il desiderio di compiere il male nonostante i
dettami della propria coscienza, significa conoscere il bene e il male,
scegliere il bene consapevolmente ma covare nella carne, quindi nella mente e
nell’istinto, la frenetica inclinazione di fare il male, il desiderio irrefrenabile
di violare la Legge di Dio, di calpestare i Comandamenti ogniqualvolta ci si
presenta l’occasione per farlo, questo desiderio di male si manifesta specificamente
in quelli che sono definiti dalla teologia come i sette vizi capitali, si può benissimo
affermare che l’ego umano ha sette bocche fameliche da soddisfare che sono la
superbia (sfoggio della propria superiorità
rispetto agli altri), l’accidia (la
pigrizia, l’ozio, la poca voglia di fare, l’apatia, il disinteresse
verso gli altri, verso sé stessi, e verso la
vita),
la lussuria (dedizione al piacere e al sesso), l’ira
(il lasciarsi facilmente andare alla collera), la
gola (abbandono e esagerazione nei piaceri della tavola), l’invidia
(desiderio malsano verso chi possiede qualità, beni o
situazioni migliori delle proprie), l’avarizia (mancanza di generosità, colui che è taccagno, ma in origine
indicava la tendenza all’accumulo eccessivo ed ingiustificato, la
tesaurizzazione), questi sette vizi sono dei veri e propri abiti del male, come li definisce il grande
filosofo greco Aristotele; al pari delle virtù, i vizi derivano dalla
ripetizione di azioni che formano nel soggetto che le compie una sorta di abito che lo inclina in una certa
direzione. I vizi diventano la manifestazione della psicopatologia dell’uomo. I vizi diventano quindi malattie dello spirito.
La concupiscenza è l’origine di tutti
i vizi, ed è scritta a caratteri indelebili nella nostra carne, è parte della
nostra natura decaduta: per dire un no sincero ai vizi e far nascere in noi le
virtù morali occorre un grande sacrificio, occorre rinunciare a sé stessi, al
nostro egoismo esasperato, facendo ricorso alla mortificazione, vocabolo che letteralmente significa dare morte, a che cosa? alle radici del
male che sono in noi, estirpandole dal nostro cuore, occorre scegliere e fare il bene tutte le volte che
ne abbiamo l’occasione, in caso contrario facendo il male alimentiamo i vizi e
ci corrompiamo interiormente, deturpiamo la nostra anima; se un raggio di luce entrasse nella nostra povera anima
vedremmo con chiarezza lo stato pietoso di bruttura e sporcizia in cui versa e
inorridiremmo, praticare la virtù significa fare pulizia dall’iniquità che
abita in noi e preparare una degna dimora a Dio, perché la santità di Dio
richiede che lo si ospiti in un cuore puro e terso, alieno dal male. Per comprendere
lo stato della propria anima è necessaria una profonda conoscenza di sé e delle
questioni spirituali e morali, occorre un esame accurato delle azioni compiute
nell’arco di tutta la vita; ricordiamoci che il bene è difficile ed esige
impegno mentre il male è facile, scolpire una statua stupenda per un abile e
geniale artista richiede impegno e dedizione nel tempo, per distruggerla basta
un istante e dopo non si può più riparare il danno, così è per la cura della
propria anima: la virtù è difficile ma ci dona la libertà, mentre il vizio
schiavizza e ci toglie dignità, è una battaglia che va combattuta con
perseveranza, senza mai stancarsi o peggio ancora arrendersi, è una battaglia
importante perché in gioco c’è la nostra eterna salute. Tutti noi desideriamo
fare il bene e invece molto spesso ci capita di fare il male e la nostra
coscienza, vigile e attenta vicaria di Dio, ci rimprovera e ci ammonisce
severamente, e perché questo accade? Come ho detto prima la natura umana è
corrotta e tutte le creature umane la condividono egualmente, ma la grazia del
Signore ci guarisce e ci conferisce la forza di opporci ai vizi capitali e alle
tentazioni, ci rende capaci di fare il bene e di acquisire meriti per la vita
eterna; la grazia è una forza che guarisce l’anima, che la trasfigura nella
carità, che la fa diventare simile alla Sorgente eterna da cui scaturisce, è
una forza positiva e trasformante: le persone buone e virtuose le si può
distinguere con chiarezza, anche se il cuore lo vede solamente Dio, Lui solo sa
che cosa c’è in un’anima, noi semplicemente apprezziamo i frutti di quell’anima.
Bisogna volere il bene e sforzarci di farlo,
mentre il male va detestato ed evitato anche a costo di grandi sacrifici, la
Legge di Dio e i suoi Comandamenti sono la nostra bussola, seguiamo la bussola
per non cadere in errore, non possiamo barattare la nostra libertà per la
soddisfazione meschina del nostro egoismo, Gesù ha detto: “ La Verità vi farà liberi ”, seguiamo l’insegnamento
del Maestro, ascoltiamo la sua Parola che davvero rende liberi di amare e incominciamo ad amare, non procrastiniamo
nell’indolenza.
Nessun commento:
Posta un commento