La Confessione ben fatta
incatena il diavolo e non gli permette di agire nella nostra vita, non gli
permette di influenzarci e di ingannarci, o peggio ancora di strumentalizzarci;
come introduzione al discorso dico che ogni fedele deve considerare secondo verità
che la Confessione non è una seduta psicoanalitica, ma è un evento
soprannaturale che mette in rapporto reale l’anima umana con Dio. Per fare una
buona Confessione occorrono le giuste disposizioni, interiori ed esteriori, le
più importanti sono l’accusa scrupolosa di tutti i peccati mortali e anche
veniali di cui ci ricordiamo, senza escluderne deliberatamente nemmeno uno per
superficialità o vergogna, l’atto penitenziale pronunciato con fede nella
misericordia di Dio che perdona tutto e sempre senza alcun limite, con la
consapevolezza di aver sbagliato e di aver offeso il suo Amore per noi,
possibilmente un sincero e sentito pentimento attraverso il rimorso della
nostra coscienza, la volontà ferma e decisa di non commettere nuovamente quei
peccati o altri peccati in avvenire, con il proposito di fare del bene per
riparare al passato ed edificare la propria anima nelle virtù, innanzitutto
nella Carità verso il prossimo, che il Signore ci chiede di amare, perché come
dice l’Apostolo: “ Se non ami il prossimo che vedi, non puoi dire di amare Dio
che non vedi ”, quindi chi dimostra di non amare gli altri è ovvio che non ama
neppure Dio e se afferma il contrario, la Parola di Dio testimonia di costui che
è un bugiardo. Queste sopraelencate sono le disposizioni cardine per
confessarsi bene, poi viene l’assoluzione del sacerdote con le parole: “ Io ti
assolvo dai tuoi peccati, nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
”; chi assolve dai peccati non è un semplice uomo, forse oltretutto anche peccatore
come noi, ma è Gesù stesso che agisce attraverso la persona del sacerdote, il
ministro della Confessione agisce in persona
Christi, nella Persona del Signore e non come un sostituto che possiede in
sé stesso chissà quali poteri superiori, cosa che non è affatto così, ma come
un suo strumento vicario, come lo strumento della sua eterna Misericordia: chi
agisce e rimette i peccati tramite il sacerdote è Gesù stesso, la Parola di Dio
lo conferma, chi assolve dai peccati è il Signore! In alcune rappresentazioni
dell’arte che ritraggono il sacramento della Riconciliazione e del perdono, nel
confessionale dinanzi al penitente inginocchiato è rappresentato proprio Gesù
al posto del sacerdote confessore. Gesù ha fondato la Chiesa sui Dodici
Apostoli e vi ha messo a capo l’Apostolo Pietro, il pescatore di Galilea,
conferendo loro anche il potere di rimettere i peccati con tutto ciò che ne
consegue per un’anima, cioè la sua eterna salvezza, infatti la missione
principale della Chiesa consiste nel salvare le anime dall’inferno, dalla
dittatura di satana, dalla schiavitù del peccato, liberandole e conferendo loro
la grazia santificante, per consegnarle a Dio e al suo progetto di redenzione,
che Gesù nel Vangelo chiama il Regno. Questa missione della Chiesa attraversa i
secoli e la storia, e nel tempo questo potere salvifico conferito agli Apostoli
è condiviso dai loro successori, loro ne sono gli amministratori e non i
depositari che per il proprio ruolo possono permettersi tutto, quindi devono
agire con saggezza, senso di responsabilità e soprattutto con profonda carità e
compassione per le anime, specialmente dei peccatori, per cercare di
avvicinarsi al più santo ideale dell’apostolato, per cercare di somigliare
quanto più possibile al Maestro, a tal proposito alcune preci fanno riferimento
al sacerdote definendolo come il palpito più tenero, amabile e sentito del divino Cuore di Gesù, per questo motivo un
sacerdote in peccato mortale è una ferita dolorosissima inferta al Cuore di
Gesù; occorre ricordare che ogni peccato ferisce l’amore di Dio, ma il peccato
di un sacerdote lo ferisce con particolare e acuta sofferenza, è un peccato in
cui i dolori della Passione del Signore si rinnovano in modo acerbissimo e
richiede una particolare riparazione. Alcune anime di cristiani vanno
all’inferno non perché non si sono confessate prima della morte, ma perché si
sono confessate nella vita e prima della morte in maniera tale da escludere
quelle disposizioni essenziali per fare una buona Confessione, quindi perché si
sono confessate male! Per attingere alla Sorgente della divina Misericordia
occorre confessarsi bene, poiché sono molte le Confessioni sacrileghe che
causano danno alle anime, addirittura ne provocano la perdizione eterna. Ogni
volta che andiamo a confessarci rinnoviamo la nostra fede perché stiamo per
celebrare un sacramento e sentiamoci come il figlio prodigo della parabola del
Vangelo che ritorna alla casa paterna e diciamo con sincera contrizione: “
Padre, perdonami perché ho peccato ”; ricordiamoci anche della domanda di
Pietro a Gesù: “ Quante volte dovrò perdonare al mio prossimo se pecca contro
di me, fino a sette volte? ”, Gesù risponde: “ Ti dico non fino a sette volte,
ma fino a settanta volte sette ”, il Signore è così, perdona a ciascuno di noi
fino a settanta volte sette, cioè sempre, senza computo e ci chiede di fare la
stessa cosa con gli altri, anche se sono antipatici e ci hanno fatto dei torti,
persino gravi… quindi Gesù ci dice: “ Se vuoi ottenere misericordia da me, sii
misericordioso ”. Noi non abbiamo idea di quanti torti facciamo a Dio ogni
giorno della nostra vita e Lui non perde mai la pazienza, è sempre calmo e longanime;
proviamo a rifletterci seriamente, è un pensiero che può farci del bene.
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