Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

venerdì 29 aprile 2022

Silloge poetica n°048


LA PASQUA

Arriva la Pasqua e gli agnelli vanno al macello
per quei cuccioli che soddisfano la tradizione
dopo quaranta giorni è il martirio
per riempire il ventre di chi vuole fare festa con la carne
la carne di creature ancora con l'affetto di bambini
ed ecco Gesù nel venerdì di passione
simboleggiato dalle carcasse di carne fresca preincartata
comprate al centro commerciale o dal macellaio
quegli agnelli sono quelli della pasqua ebraica
quelli dell'esodo degli ebrei
mangiati in fretta con erbe amare e pane azzimo
perché si deve andare lontano per emanciparsi dalla schiavitù
nel deserto e poi in una terra lontana
e noi cristiani il venerdì di passione digiuniamo
e pensiamo a quanto il Signore ha sofferto per amore di noi
per il miscredente è un uomo innocente
che muore per mano dello Stato
e quindi niente di nuovo sotto il sole
è qualcosa che si ripeterà in avvenire pressoché sempre
e a nessuno come degli agnelli cucinati a puntino
importerà mai un bel niente
ma Gesù è sulla croce e se poi non risorgesse a Pasqua
il mondo rimarrebbe il mattatoio dei bambini non nati
e degli inutili a cui somministrare il sacramento dell'eutanasia
ma Gesù forse è risorto e per qualche anima bella
gli agnellini possono continuare a vivere
e la vita umana possiamo guardarla da un'altra prospettiva
il venerdì di passione lo attraversiamo tutti
dovrà accadere prima o poi
è il modo di viverlo che cambia la nostra storia
possiamo svanire nel nulla senza alcun senso per nessuno
o risorgere con Colui che ha vinto la morte
la Pasqua è una speranza e vuole dirci di amare
amare gli agnellini è amare un po' Gesù
Gesù avrebbe detto dalla croce di lasciarli vivere
perché la bellezza di una creatura è nascosta nella sua stessa vita
il venerdì di passione ci insegna il rispetto per la vita
quella di chiunque senza discriminazioni
è un paradosso che Dio che muore ci insegni quanto vale la vita
ma la vita vale quanto Dio che risorge
perché solamente Lui ha il potere di dare e di riprendersi la sua vita
e così può darla a noi che ci ama
comprendiamo che gli agnelli della Pasqua siamo noi
ma non per finire cucinati in padella
con la compassione per Gesù siamo tratti fuori dalla tomba
quelle tombe vuote della Pasqua con Gesù

 

IL GIORNO SILENTE

Oggi Gesù dorme nel sepolcro
nel Simbolo cantiamo che discese agli inferi
per prendere per mano tutti i morti
il penitente Adamo e la sua sposa madre dei viventi
che giusti furono giustificati dal Giusto
e accompagnarli nel Regno di Dio
nella Casa del Padre
quando l'età aurea dell'innocenza
all'origine della creazione
mondo in cui il pensiero dell'Eterno non fu deturpato

 

HINNŌM

Nei feudi di terre lontane e sconosciute
sotto il cielo della nera fuligine
le presenze invadono la mente inesperta
e la chimica lascia il posta allo strano
sono i percorsi dell'inatteso fra noi
e quanti hanno deliberatamente offeso la vita
ritornano alla memoria nelle fasi più nefaste
della storia che si ripete in ardui cammini
girano perduti gli anziani che combatterono i vizi
la loro giovinezza è scritta ancora in cuori netti
ma la fede è morta nell'esperienza
oramai credere è sinonimo di pazzia
scellerato chi crede che oltre il muro della percezione
vi siano luoghi che ostinatamente si nascondono
e dove morivano le illusioni si spegneva anche la speranza
dove la realtà copriva il perdono ecco la vendetta
è un baratro assurdo quel volere con superbia
gli uomini che costruiscono paradisi scaduti e artificiali
nel fuggire le croci che ovunque ci sorvegliano
la terra che si fa lieve agli inermi
che concede grazia a coloro che perdono i giorni
dentro quel divenire incoerente e inevitabile
è un lutto sempre acceso come il lume dei morti
nei cimiteri sotto la luna rossa
quel bagliore divampa nei cuori impauriti
e arde il fuoco dell'ignoto
soltanto ancora pochi passi e cadrò in quel baratro
tutto sembrerà accorgersi della dipartita
mentre il tempo si fermerà
fuori dalle mura della città vecchia
a Gerusalemme
nella valle di Hinnōm
dove le esecrande offerte ai demoni
ricadono sul terreno arso col fuoco imperituro
nello scandire dei rintocchi di una campana
sempre fredda di carità e solitaria
ogni speranza per il mondo è ogni gesto d'amore
senza luoghi in cui dei cuori amano
dove si vive negli altri
c'è il non ritorno e l'eterna notte


LA LIBERTA'

Quando aprivo la porta del suo cuore
il mio rimaneva chiuso
chiudendo quella porta arcana il mio cuore tremava
e nelle vene dentro il mio corpo il sangue moriva
sangue nero come di morto
e un fetido odore si disperdeva nell'aria
l'amore fermo e morto che non scorreva più
senza quell'aria pulita morivo tutto
la grazia della giovinezza finiva ovunque
sia nel mondo che in me
quando la mia mente guardava la realtà
erano sempre visioni di morte
non c'era altro da fare che riempire il vuoto
e per farlo ripiegavo sulla negazione
nulla di sano e nulla di vero
nulla di bello e nulla di coerente
nulla nel tempo e nulla nell'eternità
oltre il muro della percezione la vita che rinasce
e sempre fuori di me la morte
quel muro dovevo attraversarlo in me
era nelle profondità del mio cuore la verità che amavo
non c'era altro di sensato che afferrare l'istante
e in quel solerte passaggio finalmente la vita
nello Spirito increato che i teologi chiamano amore
nella pace della coscienza che mai acconsentì al male
in quell'abisso perduto era presente la felicità
la trovai amando coloro che mi circondavano e che conoscevo
la trovai in coloro che non conoscevo
e che come me abbracciavano la propria croce
nel Nazareno che calpestava la terra di Palestina
che enunciò il grande Comandamento
trovai la forza per amare
e sentirmi finalmente libero da me stesso
la sua Croce era anche la mia


LA CASA DEI MATTI

Alla casa dei matti c'era sempre la pioggia
come le lacrime della Madonna sull'innocenza tradita
sul peccato che come ferita sanguinante
stillava il suo dolce miele dal cuore
alla casa dei matti c'erano lunghe corde
per imprigionare la felicità e togliere vita al sentimento
c'erano letti di ferro per reati minori
come il furto di una rosetta di pane per fame
e dentro quella casa giganti dalle mani sporche di disprezzo
afferravano corpi vestiti di un camice di colore neutro
di un colore spento come la coscienza dei violenti
e la persona divenuta cosa
dentro gabbie e in vasche di acqua gelata
per curare la malinconia
dove frenare il delirio
anche con sollecitudine calmare le paure
e uccidere la solitudine in una luce artificiale
che dall'alto delle camerate
o nel chiuso di una cella
si diffondeva nella società dei fuoriusciti
sempre col candore freddo di chi non potendo più parlare
piangeva senza lacrime la propria condizione
quel dolore disabitato nelle cantine dell'esistenza
un buio dentro che conquistava
il sempre anelito alla libertà
e poi fuori sotto grandi alberi a guardarsi negli occhi
e le loro lacrime scendevano dai miei occhi inconoscibili
come aratri che scavavano solchi nell'anima
il coltivatore era il dio ignoto
quel dio ignoto a cui i pagani in Atene dedicarono un altare
l'altare della mente dentro scatole fragili di carne
e poiché l'uomo era prigioniero
l'uomo risanato ritrovava se stesso
il destino si compiva
e la febbre lo lasciava per i secoli avvenienti
fuori da quelle case strane
edificate per paura e incomprensione
una fanciulla porgeva dalla grata un fazzoletto di lino bianco
e la lacrima della perdizione veniva redenta
quel miracolo inaspettato lo chiamarono persona
l'umanità ritrovata della persona


L'EFFIMERO DELLE SENSAZIONI OLTRE IL CONTATTO

Il gatto ha nove vite
una soltanto è concessa per amare
il senso del tatto richiama il sogno

Non c'è livrea d'amore più sfocata
e nel tocco lieve della zampa sulla pelle
il mio andante sospiro che allevia

Il gatto ha nove musiche nel grembo
è l'ispiratore di carezze notturne
i suoi occhi brillano nel buio

Il suo mantello è soffice come lana
miagola piano nel silente giaciglio bianco
è la sua ode d'amore per la femminea bellezza

Non graffia per collera la pelle morbida
scruta con l'intuito il sensibile cuore
è bella la donna nelle sue forme sinuose

Il fascino femminile è un felino amabile
è come un predatore appostato per ghermire
la bellezza di una donna che ferisce

L'amore nasce dove lo sguardo si posa sull'anima
dal corpo traspare oltre la natura
come un gatto che nasconde le sue pupille alla luce

La donna e il desiderio rivelano l'assenza
l'eleganza del gatto è lo stile femminile
chi vede la donna non desidera un corpo


IL CANTASTORIE

Oramai arrivata l'estate
un cantastorie meditabondo passava per il paese
aveva l'aspetto trasandato
di chi nella vita le ha passate tutte
sembrava un senzatetto
ma anche un rifugiato che veniva dalla guerra
poteva essere un migrante
che ha attraversato a rischio della vita il mare
era invece un fantasma del consumismo
dedito alla roba tanto desiderata nei centri commerciali
comprava l'inutile per le persone inutili
e si divertiva con una sola favola
quella del cittadino idiota
che crede tutto quel che gli si dice
quando alla televisione e sui giornali ci mettono una realtà
le altre realtà che sono tante e brutte le nascondono
e il cittadino idiota vive ubriaco
ebbro del liquore della scemenza collettiva
appena scopre che dietro quel mondo falsificato
c'è un mondo tanto sporco e ingiusto
da far tremare le vene ai polsi
corre al confessionale per dire tutto
della sua innata cattiveria
della sua malalingua
e delle sue azioni volgari o violente
c'è chi è violento con la lingua
nei libri sapienziali si dice
che con la lingua si uccide e si guasta la coscienza
quando il cantastorie del mondo mediatico
comincia a parlare dei diritti umani
e dell'eguaglianza e poi anche della fraternità
si fanno presenti la demagogia e la propaganda
il populismo e l'interesse di casta
il corporativismo che divide le genti in fazioni
la mafia che riempie di narcotici le città
ammala la gioventù e corrompe il tessuto sociale e lavorativo
la politica che prende tutti per i fondelli
che non migliora la società civile
ma la rende un coacervo di animali stupidi e cattivi
che si sbranano a vicenda per il dio denaro
quando il cantastorie finisce la sua storia
nascosti dal paravento delle vanità
muoiono i deboli che con le loro lacrime
bagnano gli ideali lasciati marcire al cimitero
quando il cantastorie finisce la sua storia
l'illusione ci rende tutti un po' più scemi e anche felici
e il dolore degli innocenti continua il suo grido
verso la cima dei campanili e dentro le navate delle chiese
dove non c'è più un dio da amare
ma gli idoli attraenti di tanta mercanzia superflua
che toglie il necessario
e rende vana ogni vita dei figli dell'umanità orgogliosa
quando il cantastorie finisce la sua storia
passano i cadaveri nelle strade
come nelle danze macabre medievali
per dirci che la morte
è l'unica cosa rimasta vera
e il futuro l'ombra delle pubblicità ovunque


NASCOSTO NEL BUIO

Il papavero rosso
giaceva inerte sul terreno
estirpato dall'odio cupo dei villici
delle persone indifferenti
morto l'amore il fiore appassì
e le folate di vento
lo gettarono nella fornace del disprezzo
ad ogni ora del giorno nasceva un nuovo fiore rosso
sanguinava copioso dai petali per il dolore
era il dolore degli abbandonati
di coloro che dagli altri hanno ricevuto i più amari torti
che dagli altri non hanno avuto niente
ogni tanto per le vie dei campi passava un prete
che dava da bere ai fiori perché non disseccassero
un uomo certamente dabbene che chiedeva all'acqua
quali sono le sorti dell'uomo solo
e l'acqua rispondeva che la sorte è un abito lacero
che abbiamo indossato noi controvoglia
o è la conseguenza della nostra incapacità
del nostro rispondere inadeguatamente alle difficoltà della vita
talvolta la sorte ce l'hanno cucita addosso
degli sciacalli avidi privi di senno
sono come chi attua la circonvenzione di un fragile
gli portano via tutto compresa la dignità
nuovamente prigioniero di una violenta indifferenza
adesso quel prete non ci dona più acqua né pane né vino
ma trafigge con chiodi rugginosi e acuminati
le nostre mani ed i nostri piedi
ci offre sui suoi altari come vittime di un mondo fratricida
dove la vita vale quanto un po' di denaro prestato ad usura
quello che dobbiamo restituire
è anche la nostra anima perdutamente ferita
perdutamente soffocata dai gemiti della solitudine
moribonda dentro un corpo stanco
passa oltre la religione con le sue pie illusioni
e rimane l'angoscia con un disperante bisogno di qualcuno
il prete ha portato Dio ma noi non l'abbiamo visto
dice che è nascosto nella nitore particola
ma la sua indifferenza e la sfacciata ipocrisia
lasciano intravedere l'immaginazione così fervida
dietro il miracolo dell'amore compiuto
ma io in questi campi fangosi continuo a convincermi
che Dio è amore oblativo
e che ciascuno di noi è grandemente amato
credo per la bellezza scritta ovunque
tra la gente incoerente che troppo ama il male
e permette tante lacrime innocenti
che cadono bagnando un suolo sporco
dove tanti serpenti si contorcono
gioendo di tante vite prematuramente spezzate
forse dove il viaggio finisce
si nasconde poi l'amore che da sempre ci ama
è un amore al presente nascosto nel buio
ogni volta che nella felicità delle mie fantasie lo incontro
questa mistica fatta di contenuti immaginifici
che tocca il cuore dei buoni
ci cambia e ci completa
fuori da questo assurdo dilemma

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