Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

giovedì 20 febbraio 2014

Nemesi infernale

All’inferno ci sono le fiamme, c’è il fuoco? Sì c’è un fuoco che arde e che permea le creature dannate senza mai consumarne l’essere, è un fuoco che comporta una nemesi, all’interno di quel fuoco le persone sono trasformate a immagine del male, sono in putrefazione senza mai consumarsi, perché quel fuoco che tormenta è un fuoco spirituale che accentua il tormento di quelle facoltà dell’anima con cui il dannato ha commesso le sue colpe quando era nella vita di quaggiù, brucia nei suoi sensi interni ed esterni, brucia ma non consuma perché l’anima umana è per natura immortale: per quanto dureranno quelle sofferenze? Per sempre, per tutta l’eternità. I demòni all’inferno sono i torturatori delle anime e oltre al fuoco acceso dall’ira di Dio, questi stessi demòni carcerieri sono gli artefici di innumerevoli sevizie, anime e demòni si odiano a vicenda ma le anime sanno che i demòni sono più forti costituzionalmente e ne hanno una paura tremenda, perché possono usare di loro a proprio piacimento, secondo la varietà del loro capriccio perverso, le anime sono come pupazzi nelle grinfie di sadici giocattolai. All’inferno c’è il buio, una spessa coltre di tenebra? Sì è tutto avvolto dall’oscurità, è uno spazio senza fine avvolto dall’oscurità e in questa oscurità il potere demiurgo dei demòni architetta il mondo dell’odio, del rancore, del rimorso e della paura: la mente dei demòni è creativa e costruisce il proprio ambiente abitativo, per sé e per le anime umane che hanno conquistato, l’inferno occorre sempre ricordarlo non lo ha fatto Dio ma l’hanno fatto loro, è la dimensione del loro mondo tenebroso. Un’anima all’inferno soffre terribilmente e tra lei e l’amore di Dio non esiste più alcuna comunicazione, i dannati sono tagliati fuori, sono separati da Dio da un grande e invalicabile abisso. Nessuno va all’inferno senza saperlo, così ha stabilito la divina Misericordia, chi nella vita fa tutto contro Dio è pienamente consapevole che andrà all’inferno anche se si dichiara ateo: convincersi che una cosa non esiste non cambia la realtà e la morte è inevitabile, non pensare all’inferno e vivere la vita terrena come l’ha vissuta il ricco epulone della parabola evangelica, non cambia la realtà e il suo conseguente destino. Per satana l’inferno è una conquista mentre per un’anima è il fallimento di tutta l’esistenza, satana vuole togliere anime a Dio per portarle nella sua infelicità, perché non ha potuto ottenere quello che voleva e cioè appropriarsi della divinità per rapina, ruba le anime al Signore per dimostrare che le sue creature senzienti non lo amano, per avere la sua adorazione dalle creature perdute, satana ha detto di no per sempre all’amore di Dio e al suo progetto su di lui, ruba le anime per invidia e in odio a Dio, l’inferno è l’insondabile mistero della libertà, soltanto una creatura libera può amare, senza vera libertà non c’è amore e Dio ha rischiato a creare persone libere, e satana ci insegna che per amare Dio occorre necessariamente essere liberi, lui e gli altri demòni e tutti i dannati hanno esercitato questa facoltà e gli hanno detto no per sempre. L’inferno è il mistero della libertà e forse anche della follia, perché se una persona ti ama con tutto il cuore come si fa a non ricambiarla? Se una persona mi ama così tanto, riamarla diventa un atto spontaneo… l’inferno nella sua essenza è l’apoteosi della malattia mentale: all’inferno sono tutti pazzi, è come un immenso e labirintico manicomio. Per non finirci anche noi decidiamo di amare, cerchiamo di rinsavire e non lasciamoci ingannare da delle ingegnose macchinazioni intellettuali. Da quel posto non si torna più indietro, il biglietto è di sola andata e la permanenza significa eternità: ricordiamocelo, nessuno di noi muore veramente.

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