Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

giovedì 20 ottobre 2016

Il ricordo dei nostri morti

Quando la morte bussa alla porta di casa nostra, o, passando accanto, ci rapisce una persona cara, provoca nel cuore sofferenza, smarrimento, lutto. E si affacciano alla mente interrogativi sul senso della vita; e affiorano domande sull’aldilà, sul misterioso paese della morte. E non è facile trovare risposte.

Un giorno un bambino, a cui era morto il nonno, mi chiese: “Che faccia ha la morte?”. Preso alla sprovvista, mi vennero agli occhi le raffigurazioni della morte che avevano impressionato me da bambino: lo scheletro, il teschio, la falce. Dopo un attimo di esitazione risposi: “La morte non ha faccia, ma di volta in volta ha la faccia delle persone che muoiono. Oggi, la morte ha preso la faccia del nonno”. Non so quanto il bambino abbia potuto capire. Credo però che chiunque abbia vissuto l’esperienza della morte di una persona cara, sa che in quell’occasione la morte ha assunto il volto di colei o di colui che ci ha lasciati. E non è un volto bello. Quando ci fermiamo a fissare il volto, sigillato dalla morte, di una persona che abbiamo amato, sentiamo che quella persona non è più lì. Davanti ai nostri occhi è rimasto solo un freddo involucro, che porta i segni e le tracce della persona che abbiamo conosciuto. E dove è andata? E’ approdata al paese della morte da cui nessuno mai è tornato a dirci niente. Ed è un paese che ci fa paura, a volte terrore, anche se tutti vi siamo incamminati. Eppure il paese della morte non può essere la nostra meta ultima. Ognuno di noi sente, profondo, il desiderio che la vita continui, e nutre la speranza che la nostra Patria sia altrove, oltre la morte. Questo desiderio è solamente una idealità per patetici sognatori? O è qualcosa che ha un fondamento solido? L’unico modo per entrare in comunicazione con i defunti è la preghiera di suffragio o l’invocazione tramite la mediazione di Cristo e della Madonna, tutti gli altri metodi sono illeciti e aprono la porta al mondo del demoniaco: si prega per i morti che debbono espiare le proprie colpe e si pregano i beati, cioè coloro che sono in Paradiso. Qualsiasi modalità contraria alla virtù della fede e alla legge di Dio è ‘abominio’ o ‘abominazione’ per esprimersi con i termini della Sacra Scrittura. Chi interviene nelle pratiche occulte o medianiche finalizzate all’evocazione e all’interrogazione dei morti, sono sempre e soltanto i demòni e i dannati loro succubi, lo fanno per distoglierci dalla verità così da nuocere alle nostre anime. Il cristiano prega invocando il nome del Signore, prega con le preghiere della tradizione e coltiva una fede sincera nella vita oltre la morte, nella risurrezione di Gesù. La vita non finisce con la morte, la vita è un cammino per prepararsi ad essa in prospettiva della vita eterna: la vita è messa a buon frutto nell’osservanza dei Comandamenti di Dio, la vita è veramente vita se si ama Dio e il prossimo. Questa che segue è una preghiera composta da tre giaculatorie che racchiude in sé il senso della morte nel cuore del cristiano, detta anche preghiera della buona morte è un ausilio per affrontare il passaggio da questo mondo all’altro:

Gesù, Giuseppe, Maria vi dono il cuore e l’anima mia; Gesù, Giuseppe, Maria assistetemi nell’ultima agonia; Gesù, Giuseppe, Maria spiri in pace con voi l’anima mia.

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