Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 26 agosto 2024

Contro la violenza di genere

Il termine sottomissione significa servizio e umiltà, davvero l’umiltà è quella virtù da cui tutte le altre scaturiscono, quanto di spirituale nell’atteggiamento di una persona verso l’altra può portare all’equilibrio, alla cura, al rispetto e alla pace, una persona che si sottomette all’altra secondo una certa mentalità un po’ in disuso la quale servire significa perdere dignità, proprio quando compie un servizio ama con tutto il cuore, si dispone a condividerne la vita, le gioie e le sofferenze ma anche la medesima fede in Cristo come fedeli della medesima Chiesa, l’amore tra Cristo e la Chiesa si esprime con la metafora bella e poetica dell’amore dello sposo per la sua sposa, del matrimonio e della relazione fra gli sposi, che è comunione psicologica, armonia di due cuori che battono all’unisono, concordanza di sentimenti e propositi, ma persino commistione fisica, dove ciascuno – maschio e femmina – ha la stessa importanza e dignità, parità di valore nella distinzione dei ruoli, nelle naturali differenze e attitudini. L’amore mette tutti sullo stesso piano infatti l’amore di Cristo eleva la sua Chiesa alla dignità di Dio, il progetto di Dio per l’uomo è la sua divinizzazione, la partecipazione alla vita divina. È secondo me un brano della Scrittura (Ef 5,21-32) significativo per il suo senso simbolico che parla proprio del rapporto affettivo tra uomo e donna. Questa nostra società è una società violenta dove gli uomini talvolta uccidono le donne con ciò che è stato definito dai media col termine femminicidio, occorrerebbe una rivoluzione culturale, morale e intellettuale che cambi le coscienze per superare patriarcalità, maschilismo, misoginia e discriminazione di genere. Sono nostre madri, spose, figlie, sorelle e amiche, dobbiamo difendere la loro vita con tutti i mezzi leciti, vita che è preziosa e che nessun uomo ha il diritto di portare loro via. Occorre sensibilità, rispetto, gentilezza e un vero interesse per il prossimo e per la sicurezza di tutti. Un uomo che uccide una donna è un vigliacco privo di amore, in un soggetto così ci leggo soltanto una grande malvagità, quegli uomini non sono malati, sanno quello che fanno, occorre la certezza della pena ma soprattutto la prevenzione dappertutto riformando l’educazione dei giovani e dei giovanissimi, tutto inizia dalla famiglia, dalla scuola e dalla parrocchia, le nostre istituzioni devono crescere i figli secondo i canoni dell’empatia e non del successo economico ad ogni costo e della legge del più forte. Educhiamo ad amare e a superare la depravazione del possesso della donna con la compassione e la capacità di lasciare andare quando una relazione finisce, di mettersi il cuore in pace, di accettare la nuova situazione benevolmente, di rispettare le scelte dell’altro. Il perdono è segno di forza, di un buon carattere, di coraggio e nobiltà d’animo come la non violenza e il dominio di sé, delle proprie passioni primordiali. Sono gli uomini violenti che devono cambiare perché il problema non sono le donne, il problema è da sempre dentro di loro ed è da sempre purtroppo irrisolto. Comunque ci sono individui che non cambiano mai e che nel loro mondo interiore vivono una sorta di anticamera dell’inferno. Dio giudicherà.

domenica 18 agosto 2024

Una sola è la cosa di cui c'è bisogno

Va di moda nella Chiesa come nella società un attivismo compulsivo che enfatizza il fare al posto del pregare, ma si dimentica che prima di tutto viene la preghiera e soltanto dopo le opere di giustizia che sono una sua logica conseguenza, il progresso spirituale tramite la preghiera da cui scaturiscono la carità e la pace interiore, il comportamento di una persona infatti cambia in base alla disciplina della preghiera, alla costanza nella preghiera, questa è l’unica sorgente della vera conversione, l’ossigeno per la propria fede. Donde quel principio espresso dalla locuzione latina: lex orandi, lex credendi, lex vivendi.

— Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,38-42).

domenica 11 agosto 2024

Il progresso spirituale

La recita del Santo Rosario deve cambiarci interiormente, cambiare la nostra visione della vita, cambiare la nostra mentalità, il nostro modo di considerare l’altro, l’Ave Maria va recitata piano con delle pause pensando alle parole che si pronunciano, non c’è altra grazia più necessaria da domandare al Signore a parte la conversione del proprio cuore, così da perseverare nella virtù della carità, la grazia soprannaturale è il vero miracolo del Santo Rosario, passa dalla contrizione, dalle lacrime della penitenza, è il dolore della coscienza che ci purifica, il segno che il Regno annunciato da Gesù è anche in questo mondo, non in un futuro remoto ma adesso nella nostra vita spirituale – dentro l’anima di tutte le persone di buona volontà, quelle persone che si sono fatte capaci di amare con sincerità, di interessarsi al prossimo, nella metafora del Vangelo è l’abito nuziale di coloro che sono gli invitati allo sposalizio (Mt 22,1-14).