Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

sabato 7 gennaio 2012

Etica della libertà


Possiamo affermare che la libertà, consista nel fare quello che si vuole? Noi sappiamo che tutte le creature sono entrate nell’essere, mentre un tempo passato non esistevano e vivono il presente nell’ambito della finitezza; tutte le creature sono limitate, nel senso che soggiacciono a regole di vita molto precise, senza le quali sarebbe impossibile il mantenimento dell’ordine in cui solamente è possibile, una vita senza devianze nella direzione di un danno implicito per la persona: affermare che la persona umana è libera, perché può fare tutto quello che vuole, è un totale assurdo; per vivere nell’onesto, nel buono e nel giusto occorre osservare scrupolosamente delle regole, delle leggi, dei comandamenti e così, in questo modo, attraverso determinate modalità, si può vivere nell’ambito della libertà umana e realizzare in pienezza la propria vocazione umana. La libertà autentica consiste nell’esercitare la volontà, il cosiddetto libero arbitrio, riconoscendo nelle proprie scelte una verità riguardo alla propria persona e cioè che si è dipendenti da molti fattori, ad esempio nessuno è padrone del battito del proprio cuore e nessuno ha deliberatamente chiesto di venire al mondo, di nascere con tutte quelle circostanze che lo caratterizzano, riguardo alla propria personalità e alla società in cui si trova a vivere; la libertà è la consapevolezza della propria dipendenza e la conseguente accettazione di questo stato, per esercitare scelte che vadano nella direzione di una ricerca del bene, come espressione di una libertà che porta alla felicità e a vivere quindi conformi alla propria natura, senza sbandare dai binari dell’onesto, del buono e del giusto: non c’è libertà, senza esercizio e pratica concreta delle virtù, poiché la dimensione preponderante nell’uomo e nella donna, dimensione che connatura la vera dignità umana, è la dimensione spirituale e morale; occorre recuperare un’etica della libertà, in cui la considerazione di norme valide da seguire per raggiungere il bene, la felicità dell’anima, concorra con l’osservanza di queste e sviluppi nella persona la convinzione che soltanto all’interno di comandamenti specifici, è possibile vivere autenticamente liberi, senza l’asservimento alla dittatura dell’io, senza il dispotico agitarsi delle brame egoistiche della carne e del vizio, forze che degradano e deturpano la nostra umana bellezza, il nostro vero bene. Per essere liberi occorre obbedire a leggi esistenziali specifiche, senza le quali l’umanità si degrada nel disordine di una natura che progressivamente perde l’appetito al bene, unica fonte da cui attingere la felicità più genuina, la nostra piena realizzazione nella libertà: il bene e il male, sono i cardini della libertà, le nostre scelte in base all’esercizio dell’arbitrio personale, sono la bussola per applicare la reale decisione che porta alla virtù o al vizio, piena avvertenza e deliberato consenso fanno della scelta, la nostra sincera libertà. La piena avvertenza è la profonda consapevolezza che qualcosa sia sbagliato, il deliberato consenso è la piena adesione alla negatività senza opposizione da parte della volontà; a dare la conoscenza di questi elementi decisivi alle nostre scelte, è la coscienza interiore, quella legge morale, che è radicata sul piano naturale in ogni persona senziente, come la chiave di volta che sostiene l’architettura della psiche, l’intero apparato del mondo del cuore, i sentimenti, il pensiero e la volontà. Per essere liberi, occorre riconoscere e scegliere il bene, senza infingimenti o tentennamenti, con la piena facoltà di intendere e di volere.

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