Possiamo affermare che la
libertà, consista nel fare quello che si vuole? Noi sappiamo che tutte le
creature sono entrate nell’essere, mentre un tempo passato non esistevano e
vivono il presente nell’ambito della finitezza; tutte le creature sono limitate,
nel senso che soggiacciono a regole di vita molto precise, senza le quali
sarebbe impossibile il mantenimento dell’ordine in cui solamente è possibile,
una vita senza devianze nella direzione di un danno implicito per la persona:
affermare che la persona umana è libera, perché può fare tutto quello che
vuole, è un totale assurdo; per vivere nell’onesto, nel buono e nel giusto
occorre osservare scrupolosamente delle regole, delle leggi, dei comandamenti e
così, in questo modo, attraverso determinate modalità, si può vivere
nell’ambito della libertà umana e realizzare in pienezza la propria vocazione
umana. La libertà autentica consiste nell’esercitare la volontà, il cosiddetto
libero arbitrio, riconoscendo nelle proprie scelte una verità riguardo alla
propria persona e cioè che si è dipendenti da molti fattori, ad esempio nessuno
è padrone del battito del proprio cuore e nessuno ha deliberatamente chiesto di
venire al mondo, di nascere con tutte quelle circostanze che lo caratterizzano,
riguardo alla propria personalità e alla società in cui si trova a vivere; la
libertà è la consapevolezza della propria dipendenza e la conseguente
accettazione di questo stato, per esercitare scelte che vadano nella direzione
di una ricerca del bene, come espressione di una libertà che porta alla
felicità e a vivere quindi conformi alla propria natura, senza sbandare dai
binari dell’onesto, del buono e del giusto: non c’è libertà, senza esercizio e
pratica concreta delle virtù, poiché la dimensione preponderante nell’uomo e nella
donna, dimensione che connatura la vera dignità umana, è la dimensione
spirituale e morale; occorre recuperare un’etica della libertà, in cui la
considerazione di norme valide da seguire per raggiungere il bene, la felicità
dell’anima, concorra con l’osservanza di queste e sviluppi nella persona la
convinzione che soltanto all’interno di comandamenti specifici, è possibile
vivere autenticamente liberi, senza l’asservimento alla dittatura dell’io,
senza il dispotico agitarsi delle brame egoistiche della carne e del vizio,
forze che degradano e deturpano la nostra umana bellezza, il nostro vero bene.
Per essere liberi occorre obbedire a leggi esistenziali specifiche, senza le
quali l’umanità si degrada nel disordine di una natura che progressivamente
perde l’appetito al bene, unica fonte da cui attingere la felicità più genuina,
la nostra piena realizzazione nella libertà: il bene e il male, sono i cardini
della libertà, le nostre scelte in base all’esercizio dell’arbitrio personale,
sono la bussola per applicare la reale decisione che porta alla virtù o al
vizio, piena avvertenza e deliberato consenso fanno della scelta, la nostra
sincera libertà. La piena avvertenza è la profonda consapevolezza che qualcosa
sia sbagliato, il deliberato consenso è la piena adesione alla negatività senza
opposizione da parte della volontà; a dare la conoscenza di questi elementi
decisivi alle nostre scelte, è la coscienza interiore, quella legge morale, che
è radicata sul piano naturale in ogni persona senziente, come la chiave di
volta che sostiene l’architettura della psiche, l’intero apparato del mondo del
cuore, i sentimenti, il pensiero e la volontà. Per essere liberi, occorre
riconoscere e scegliere il bene, senza infingimenti o tentennamenti, con la
piena facoltà di intendere e di volere.
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