Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 29 aprile 2013

Oltre l'inganno del mondo


Non dimentichiamo i morti sul lavoro, italiani e internazionali, e in particolare le più di duecento vittime del recente crollo di una fabbrica fatiscente in Bangladesh: quelle operaie e quegli operai lavoravano per pochissimo,  soltanto per il pane quotidiano e sono morti senza un perché, semplicemente come gli ingranaggi di un disumano meccanismo: le loro anime trovino la pace eterna. Per tutelarsi dagli inganni di chi ci vuole segregare nel limbo degli imbecilli, occorre sviluppare un profondo senso critico e operare un sano discernimento sulla base di criteri morali quanto intellettuali; imparare a vivere significa imparare l’adattamento al cambiamento, e se qualcosa nella nostra vita cambia andando storto e noi finiamo col “ crashare ” siamo letteralmente al fallimento e non a una svolta che con la forza di volontà, possiamo far diventare positiva. Un crash nella vita può voler dire anche suicidio, forse non sempre fisico, forse soltanto morale e psicologico, ma pur sempre doloroso e rovinoso per il proprio destino di salute e di equilibrio. Il limbo degli imbecilli è quel territorio borderline tra la consapevolezza della propria condizione umana e il baratro del nulla nel disordine più totale; il limbo degli imbecilli è fatto per coloro che perdono la bussola dove l’ago traccia la rotta in un mare di certezze granitiche che tutto a un tratto diventano labili e illusorie, è il limbo dei non pensanti, delle teste vuote e di quelli che si accontentano del benessere oltre misura, senza accorgersi o meglio convincersi che il mondo è fatto per due/terzi da persone che soffrono e che vivono a fatica il proprio quotidiano, un mondo dove più dei due/terzi della popolazione è fatto da sfruttati e meno di un/terzo sono gli sfruttatori che beneficiano del prodotto interno lordo del pianeta, prodotto di consumo che tante operose formiche accumulano per quei pochi che le derubano dei diritti e della dignità, all’uopo della stessa vita. Questo è il limbo degli imbecilli, è l’occidente grasso e crapulento, dove si consuma l’epula gogliardica sugli immensi cimiteri delle vecchie fabbriche cadenti asiatiche, africane e sud americane, tombe fatte da macerie di edifici che ricoprono cadaveri di sepolti vivi, corpi di coloro che hanno contribuito al benessere dei tiranni che agitano speranzosi le bandiere dei mercati economici, come bandiere nere di pirati con teschio e ossa su navi fantasma, che sono le nazioni egemoni di quella grande prostituta che è la comunità internazionale del profitto e della ricchezza a prezzo del sangue dei più deboli, a prezzo del sangue dei poveri operai pagati una miseria per sopravvivere tra le immondizie di esistenze in discarica, fantasmi che si aggirano tra i rifiuti smaltiti dalle città senza più anima e prive di cuore e di compassione; il limbo degli imbecilli è il limbo di chi fa finta di non vedere e afferma con presunzione che tutto va per il meglio, quando il mondo è una macchina antropofaga in cui si macinano ossa umane, è il limbo di chi ha voluto fermarsi a tempo indeterminato nella disumanità vorace della logica di produzione, consumo e profitto, logica di chi ha smarrito il senso dell’umano ed è caduto nel senso di un vuoto affermarsi di ombre senza futuro, presagio di maledizione, profezia di decadenza in favore della crescita dove ciascuno starà bene, ma in realtà i più periranno e la demografia rientrerà in pareggio con l’ingiustizia. Il limbo degli imbecilli è il nostro limbo, un territorio in letizia di festa fatto di false luci diurne, per non vedere in cielo le nubi nere della crisi universale senza ritorno, perché coloro che muoiono non ritornano, ma ci ammoniscono sul comune e assurdo destino, in quanto senza la saggezza dei gufi e prigionieri dell’avidità dei corvi, siamo preda del diavolo e responsabili del nostro lento e inesorabile declino, i cuori che convulsano nella ridicola soddisfazione materiale e si spengono suicidandosi in un lucignolo fumigante senza più storia, senza più passato.

Nessun commento:

Posta un commento