Una persona illuminata
come madre Teresa di Calcutta diceva che la più grande povertà è la solitudine,
lo diceva una donna umile che ha dedicato la vita a lenire le sofferenze dei
più poveri tra i poveri; ho cercato di valutare quanto contino i poveri nella
Chiesa e nella società e sono giunto alla conclusione che non contano proprio
nulla, sono messi ai margini e circondati dalla più assoluta indifferenza, sono
abbandonati a sé stessi; la povertà è disprezzata e i poveri lo sono altrettanto,
la nostra infatti è una civiltà postmoderna che accentua le differenze e genera
separazioni, altro che villaggio globale, chi è povero di solito rimane per
sempre nella sua condizione, anche perché la cosiddetta carità solidale non è
altro che una meschina elemosina che non risolve alcun problema delle persone e
delle famiglie in stato di necessità; mi duole dirlo ma anche la Chiesa concede
soltanto elemosine garantendo per sé e per il clero, per le proprie strutture
interne continuità, solidità e benessere mentre a chi è nel bisogno e
dev’essere aiutato, concede banali contentini nell’immediato che hanno il
sapore dell’elemosina più umiliante fatta da delle crocerossine, questa è
l’amara verità e lo sanno bene gli economi delle diocesi e i vescovi che
amministrano il patrimonio della Chiesa, lo sanno perché in cima alla gerarchia
ci sono loro con le loro disposizioni che della vera carità cristiana,
finalizzata a salvare e a togliere definitivamente dal disagio i sofferenti e
che dovrebbe prendere in considerazione dei seri progetti per le persone in
stato di miseria e per il sostentamento delle famiglie bisognose, forse si
disinteressano fin troppo perché sull’andante della mentalità del mondo, che
guarda agli ultimi con disprezzo; i poveri sono socialmente insignificanti
persino per la Chiesa, la quale in tempi antichi ha avuto Papi santi che hanno
affermato con coerenza e decisione, con grande coraggio evangelico, che i poveri sono il più grande tesoro della
Chiesa madre, tuttavia sappiamo che non è sempre stato così in altre epoche
e anche oggi purtroppo non è più così: la Chiesa è un’organizzazione religiosa
fatta da uomini e da donne, ha una origine soprannaturale ma è fatta da
individui difettosi e colmi di malizia, e la corruzione morale rientra come
fenomeno negativo in tutti gli ambiti comunitari dell’umanità, gli esseri umani
ordinariamente sono rapaci, egoisti e disinteressati al prossimo, anche se il
Vangelo dice cose diverse, insegna l’amore fraterno e ogni domenica alla santa
Messa tutti noi dai pulpiti sentiamo predicare ipocritamente l’amore con la “ A
” maiuscola, come se fosse la solita clericalata… ma dov’è questo sconosciuto
introvabile, dov’è quest’Amore? Voglio citare le parole coraggiose di madre
Teresa che adesso è una santa della Chiesa, prese da una antologia di suoi
scritti, da un libro del 1988 intitolato: “ Le
mie preghiere, pensieri e meditazioni per ogni giorno dell’anno ”, titolo
originale dell’opera: “ Jesus the word to
be spoken ”. Dall’ottavo mese, 20. « Miei
cari figli, senza la sofferenza, il nostro lavoro sarebbe soltanto una attività
sociale, molto encomiabile e d’aiuto, ma non sarebbe l’opera di Gesù Cristo,
non una parte della sua redenzione. Gesù volle aiutarci condividendo la nostra
vita, la nostra solitudine, la nostra agonia e la nostra morte. Tutte queste
cose Egli prese su di sé e le porto con sé in quella notte terribilmente buia;
soltanto essendo una cosa sola con noi ci ha riscattati, consentendoci di fare
lo stesso; tutta la desolazione dei poveri, non soltanto la loro povertà materiale,
ma anche la privazione spirituale devono essere riscattate e noi dobbiamo
condividerle ».
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