Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

venerdì 10 gennaio 2014

Il disagio nelle nuove generazioni

Attraverso i mezzi di comunicazione di massa si fa tanto rumore sull’uso e sull’abuso di alcol e droghe tra i giovanissimi, difatti la diminuzione dell’età di coloro che consumano alcol e droghe è un fenomeno piuttosto recente, per l’incidenza che i numeri in aumento hanno sulla popolazione adolescenziale; si tratta del fallimento educativo delle generazioni paterne e materne, anch’esse relativamente giovani? Non lo so se sia davvero così, ma è indubbio che chi sceglie di bere o di drogarsi cerca qualcosa in quelle sostanze, cerca l’appagamento di qualcosa di cui sente la mancanza, anzi la disperata assenza: che cos’è questa cosa? Forse un vero senso alla vita? Forse l’affetto, l’amicizia autentica, l’amore? E’ la famiglia che fallisce con questi ragazzi e con queste ragazze, oppure è la società nella sua interezza? Sicuramente la perdita nel nichilismo delle giovani generazioni è una grande vittoria per il principe di questo mondo, è una vittoria per la cultura della morte e del vuoto dei valori. Per far comprendere ai giovani che perdersi nelle dipendenze è un male fatto innanzitutto a sé stessi oltre che ai propri cari, è necessario sostituire la sostanza psicotropa con qualcos’altro che sia tangibile e reale, che costituisca un’esperienza positiva e appagante, e qui purtroppo sopravviene anche il malinteso del sesso libero e promiscuo in cui tanti ingenui e superficiali cadono. Pensiamo ai fanciulli che stanno diventando grandi, sia i maschi come le femmine, in seno alla Chiesa cattolica e che seguono tutto il percorso educativo che hanno i Sacramenti come tappe fondamentali e infine la Cresima, con cui il cristiano si conferma adulto e pronto per la sua testimonianza nel mondo, infatti si chiama anche Confermazione, pensiamo a come arrivati alla Cresima da adolescenti, disertino poi definitivamente la pratica sacramentale, la Confessione e l’Eucaristia, a come abbandonino facilmente e pressoché per sempre la santa Messa domenicale, convincendosi che il divertimento e l’evasione in esperienze mondane valgano maggiormente la pena di un impegno con una sua costante assiduità, direi quasi maniacale in positivo, possiamo non senza una certa inquietudine sottolineare che in altri tempi questo comportamento si sarebbe chiamato apostasia dalla fede: secondo me l’unica risposta all’interrogativo sulla diserzione dall’essere praticanti, a questo perché, si nasconde in un certo dettaglio non trascurabile della natura umana che si chiama libertà, o meglio libero arbitrio, precocemente si arriva ad affermare con disinvoltura e convinzione: “ Io non voglio più credere in Dio ”, in tal modo si prende a riguardo una decisione con un carattere definitivo ed irrevocabile; ma facciamoci un’altra domanda: i giovani commettono tutti lo stesso sbaglio scegliendo per il male? Fortunatamente no, e molti sono quelli che con la maturazione personale, che con una migliore presa di coscienza e soprattutto con l’aiuto degli altri che non li lasciano soli, rientrano in sé stessi e si ravvedono da una vita consumata per soddisfare l’egoismo e priva di un vero significato, una vita condizionata dall’edonismo e segnata dalla violenza, ma purtroppo per qualcuno questo momento non arriva mai e tanti si perdono, per qualcuno il destino si compie tragicamente. Sono convinto che nella nostra società manchi del tutto un vero interesse per la vita del prossimo, manchi l’interesse autentico delle persone nei confronti di coloro che si trovano in un qualsivoglia disagio e a pagare le conseguenze di questa tendenza perversa della mente collettiva, sono purtroppo soprattutto i giovani, e nello specifico le giovanissime generazioni, la nostra è una civiltà che idolatra l’ego e che non vuole decidersi per la gratuità dell’amore, umano o cristiano, ciascuno lo intenda come preferisce; l’alcol e la droga sono una via di fuga dalla realtà, e perché si vuole scappare dalla realtà? Semplicemente perché la realtà non piace, è scomoda, è oppressiva, non è come noi la vorremmo, come l’abbiamo desiderata nei nostri sogni, è una realtà cattiva e allora ci si rifugia in qualcosa di artificiale, quasi a voler soffocare la coscienza del mondo, il senso della realtà; la verità è che questa realtà nessuno può cambiarla, l’unico atteggiamento sano nei confronti della realtà che circonda le nostre vite e che ci attende dietro l’angolo con il suo compiersi, è accettarla per quella che è, non rinunciando del tutto a cambiarla intendiamoci, ma con uno sguardo positivo nei suoi confronti, uno sguardo costruttivo e d’amore e per possedere questo sguardo benedicente occorre imparare ad amare seriamente, prima di tutto sé stessi, la propria vita: il migliore atto educativo è l’esempio, ognuno di noi ha bisogno di esempi concreti, di persone che si fanno esempio e non di parole, le parole sono quasi sempre vuote perché non sono accompagnate dall’esperienza della vita, forse è così che molti genitori hanno tradito i propri figli e le loro aspettative, forse è per questo che i progetti educativi falliscono. Il vissuto interiore di una persona ancora in fase di crescita anagrafica e di progresso nell’età, di edificazione della sua individualità, della sua giovane personalità in formazione, che sceglie suo malgrado l’alcol e la droga, è un vissuto di dolore psicologico, perché il vero male di coloro che cadono nelle dipendenze è un male oscuro dell’anima; io sono convinto che questo male possa essere guarito soltanto da una grande capacità d’amare che è oltremodo carente quasi in tutti, ma che qualcuno grazie al Cielo possiede, è un delitto lasciare soli i nostri giovani e disconoscere così la loro innocenza, i genitori e gli adulti dovrebbero essere educati all’ascolto per poter comprendere l’anima, il cuore dell’altrui persona e saper dare di conseguenza le risposte giuste al momento giusto, che contribuiscono a guarire l’anima dal male: la parola ha un grande potere lenitivo, con una parola soltanto possiamo salvare o perdere, ma prima è necessario ascoltare, perché se una persona si sente ascoltata si sente anche considerata, di per sé l’ascolto è il primo atto d’amore gratuito nei confronti di un ragazzo e di una ragazza che soffrono, è un modo per toglierli dalla desolazione propria del lupo della steppa, è un primo passo verso la redenzione di un’anima dal male misterioso che la opprime; ma ricordiamoci sempre che il rispetto esige assenza di condizionamenti e di coercizioni, vuole soprattutto considerazione per la libertà, una persona è libera anche di farsi del male se lo vuole, ma se si sente veramente amata cambia e desiste dal suo proposito negativo, questa è la logica da applicare nell’educazione della gioventù sempre meritevole della nostra fiducia e della nostra attenzione benevola.

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