Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

giovedì 23 gennaio 2025

Silloge poetica n°054


LITURGIE

Le chiese del tutto vuote
di anime credenti,
tabernacoli con l'Ostia abbandonata
e la preghiera annientata
dai centri commerciali,
queste nuove grandi cattedrali
dello spirito modernista
e del consumismo sfrenato
dove il denaro
compra tutte le liturgie,
dove il denaro
svuota le persone
di umano interessamento,
riempie di illusioni
e di vacua distrazione,
la ricerca è finita
e chi è convinto di avere trovato
il buon senso alla vita,
ha estromesso la morte
nascondendola come l'ultimo scandalo,
ci sono soltanto prodotti
nelle case della gente borghese
e non c'è più
quel venerando Rosario,
con le Ave e i battiti del nostro cuore
che pregato la sera
concludeva le giornate di lavoro
così faticoso,
dei tanti poveri e l'umile ancella
Vergine Madre
che qualche antico profeta di buon nome
definì con giusto sentire –
abbracciati dal Signore della vita
e pupilla del suo occhio.


MEFISTOFELE

Vittima dell'odio veemente
è il branco dei lupi,
ancestrale viatico alla immota notte,
tra le morti blasfeme la più avara.
Sentire freddo nel turpe buio, antro gioviale di perdute spoglie
e laggiù nei meandri dell'ignoto
la grande arpa che suona melodie vecchie di secoli,
nei libri dei poeti l'iride di Anubis
quando l'asperità del mondo decadente
sceglie il tuo cuore.
Non saprei se sono le lucciole
sul calar del Sole
le idee che violano la mente tanto pura,
ma è soltanto l'ambra dei cinerei
che tiene avvinta la speranza
delle solitudini
in cui ciascuno tesse la tela del fato.

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