IL DEMONIO NELLE OPERE DI ALCUNI PADRI DELLA CHIESA
Il tema della demonologia nei Padri della Chiesa è vasto e articolato. I Padri non vedevano il demonio e i suoi angeli come principi divini del male (come nel manicheismo), ma come creature angeliche cadute per superbia, invidiose dell'uomo e determinate a distoglierlo da Dio attraverso l'inganno, la tentazione e l'illusione.
Ecco una selezione di citazioni estese e significative, organizzate per autore, che illustrano la teologia e la spiritualità patristica riguardo all'azione demoniaca.
1. Sant'Atanasio di Alessandria: L'impotenza del rumore
Nella celebre Vita di Antonio, Atanasio riporta il lungo discorso di Sant'Antonio Abate ai monaci. È forse il testo più influente sulla lotta spirituale nel cristianesimo antico. Antonio spiega che i demoni fanno molto "rumore" ma hanno perso il vero potere con la venuta di Cristo.
Testo: «Non dobbiamo dunque temerli, poiché non possono nulla e non fanno altro che minacciare. [...] Se fossero potenti, non verrebbero in folla, né ricorrerebbero alle apparizioni, né si trasformerebbero assumendo varie figure; basterebbe che venisse uno solo per fare ciò che vuole e può. [...] Invece, siccome non possono nulla, fanno come sulla scena: mutano figura e spaventano i bambini con il tumulto delle apparizioni e con le maschere che assumono. Per questo, appunto, devono essere disprezzati perché deboli. [...]
Il Signore dunque li ha fatti tacere; essi però non accettano la sconfitta, ma agiscono come i tiranni: non avendo forza, minacciano a parole. [...] Il diavolo è un prepotente, non ha forza; perciò stiamo attenti a non lasciarci spaventare dalle sue apparenze».
• Riferimento: Atanasio di Alessandria, Vita di Antonio, cc. 28-29. (Edizione di riferimento: Vita di Antonio, a cura di G.J.M. Bartelink, Mondadori/Fondazione Valla, Milano).
2. San Giovanni Crisostomo: Il cane alla catena
Il "Bocca d'Oro" sottolinea spesso l'aspetto morale: il diavolo non può costringere la volontà umana, può solo suggerire. Famosa è la sua analogia del cane legato.
Testo: «Il diavolo è malvagio, lo ammetto, ma è malvagio per se stesso, non per noi, se stiamo all'erta. [...] Non c'è nessuno più debole del diavolo quando lo combattiamo con la virtù; non c'è nessuno più forte di lui quando ci lasciamo andare alla negligenza.
Ascolta bene: il diavolo non vince con la forza, né con la tirannia, né costringendo; se così facesse, distruggerebbe tutti. Ma poiché non costringe, bensì inganna, sta a noi non lasciarci ingannare. [...] Egli è come un cane legato alla catena: può abbaiare, ma non può mordere, a meno che tu non ti avvicini troppo a lui».
• Riferimento: Giovanni Crisostomo, De Diabolo tentatore, Omelia II, 1-2. (In Omelie sul Diavolo, Città Nuova, Roma).
3. Sant'Agostino d'Ippona: La superbia e la mediazione aerea
Nel De Civitate Dei, Agostino analizza la natura ontologica dei demoni in polemica con i platonici che li consideravano mediatori divini. Per Agostino, sono spiriti "dell'aria" gonfi di orgoglio che cercano adorazione attraverso i riti pagani.
Testo: «I demoni sono spiriti bramosi di nuocere, del tutto alieni dalla giustizia, gonfi di superbia, lividi di invidia, astuti nell'inganno. Essi abitano in questa aria, poiché, scacciati dalla sublimità del cielo superiore per la pena meritata dalla loro colpa insanabile, sono stati condannati a questo carcere aereo.
Tuttavia, non perché l'aria è superiore alla terra e alle acque, essi sono superiori agli uomini. [...] L'uomo fedele e giusto non deve invidiare ai demoni la loro dimora aerea: essi sono vinti, non per la potenza del corpo, ma per la forza della vera pietà e sottomissione a Dio».
• Riferimento: Agostino, De Civitate Dei (La Città di Dio), Libro VIII, cap. 22. (Edizione Rusconi o Bompiani).
4. Tertulliano: L'azione sottile su corpo e mente
Tertulliano, con il suo linguaggio giuridico e incisivo, descrive "tecnicamente" come i demoni operano fisicamente e psicologicamente sull'uomo, essendo esseri spirituali sottili.
Testo: «La loro opera consiste nella rovina dell'uomo. [...] Data la loro sottigliezza spirituale, ad essi è facile infettare sia il corpo sia la mente dell'uomo. Invisibili e impercettibili, si riconoscono non dal loro essere, ma dai loro effetti.
Essi infliggono malattie, disgrazie violente e improvvise scosse all'anima. [...] La loro astuzia più grande consiste nel farsi credere divinità per ottenere quei sacrifici e quegli odori di cui si nutrono come di un fumo per loro vitale, distogliendo l'uomo dal vero Dio».
• Riferimento: Tertulliano, Apologeticum, 22, 4-6.
5. San Cirillo di Gerusalemme: Il serpente e la memoria
Nelle sue Catechesi battesimali, Cirillo istruisce i catecumeni sulla necessità di chiudere le porte dell'anima, perché il demonio cerca costantemente una fessura per entrare.
Testo: «Il drago sta a lato della strada e osserva chi passa: sta attento a non farti divorare! [...] Egli è un serpente, striscia per terra, ma se tu ti innalzi verso il cielo col pensiero, non potrà nuocerti. Ma se ti abbassi alle cose terrene, ti stritolerà.
Il diavolo è terribile: non ha una sola via di attacco, ma molteplici. Se vede uno che ama il denaro, si fa tentazione di avarizia; se vede uno che ama la carne, diventa tentazione di lussuria. Egli studia la natura di ciascuno e applica il veleno adatto».
• Riferimento: Cirillo di Gerusalemme, Catechesi Battesimali, Catechesi 16, 15.
Sintesi Teologica
Da questi testi emergono tre punti fermi della patristica:
1. L'Ontologia: I demoni non sono l'opposto di Dio (non c'è dualismo perfetto), ma creature ribelli e limitate.
2. La Psicologia: Agiscono sulla fantasia, sui sensi e sui ricordi, ma non possono violare il "santuario" della libertà (il cuore/volontà) se l'uomo non acconsente.
3. La Vittoria: La paura del demonio è vinta dalla fede in Cristo; il vero pericolo non è la loro potenza, ma la nostra negligenza.