“ Non fare il male, perché il male non ti prenda. Allontanati dall’iniquità
ed essa si allontanerà da te. Figlio, non seminare nei solchi dell’ingiustizia
per non raccoglierne sette volte tanto ” (Siracide 7,1-3). Il male si
ritorce sempre prima o poi contro coloro che lo compiono o lo diffondono
indirettamente, la stella sotto cui il male splende spettrale e funereo è la
stella purpurea del tradimento; se una persona sceglie di convertirsi e
abbandona il male commesso con ostinazione al proprio passato rinnegato
consapevolmente, rompe un circolo vizioso che portava a pagare inevitabilmente
le conseguenze delle proprie azioni prima nella propria anima, nel proprio
cuore, poi nella vita di tutti i giorni, con una mente e il profondo inquinati
dall’iniquità, cioè da ciò che è sporco e malsano, molliccio e maleodorante
come fango putrido; la misura del male è l’immagine speculare di esso
nell’interiorità umana, quanto più il male è orrido e mostruoso, più l’anima
appare allo sguardo innocente di Dio come orrida e mostruosa, deforme e
l’apparenza coincide con l’esistenzialità, la sostanza che si trasforma in
sembianza cambiando coerentemente la propria natura interna, ma non l’identità
della persona in esame, l’io rimane invariato. Un proverbio popolare dice così:
“ Chi semina vento, raccoglie tempesta ”, e un altro simile dice ancora: “
Quello che uno ha seminato, raccoglierà ”; il male che si ritorce contro di noi
incrementa con il tempo in modo esponenziale, nel senso che per noi il bilancio
rimane sempre più in perdita, la crescita è nel senso del peggio nel peggio, il
male per sua natura tende sempre al massimo danno possibile nel più vasto
coinvolgimento potenziale, è una spirale serpentina che non si ferma mai. Quindi
riguardo a tutto questo non bisogna dimenticare una importante verità
dichiarata sopra, e cioè che il male torna sempre addosso a chi lo fa e lo
fomenta, non si dimentica mai del suo vile padrone che gli ha dato origine, il
male è una forza sì centrifuga, ma soprattutto centripeta, questa dinamica
perversa molti non riescono a riconoscerla con chiarezza, perché il male
ottenebra la luce della ragione e dell’intelletto, pensano di vedere ma in
realtà sono cechi e guide di altri cechi: la peggiore maledizione per l’uomo è
commettere il peccato e diventare suoi schiavi, diventare dei maledetti e non
riuscire che a compiere naturalmente e spontaneamente l’empietà; il Signore è
il solo che può vedere l’empietas con
assoluta certezza di cognizione, con una visione perfetta nella sua essenza
reale, e coloro che la sanno scorgere nella sua sconvolgente bruttezza sono i
cuori puri che hanno da Dio questa grazia eccellentissima di discernimento.
Essere dei benedetti significa rinnegare sempre con convinzione profonda ogni
sorta di male; ogni giorno ci troviamo davanti a delle scelte che la nostra
libertà deve compiere, queste scelte vertono sempre sulla distinzione tra il
bene e il male, è una realtà su cui non si può transigere, a ciascuno di noi la
decisione che si merita davanti alla propria coscienza e allo sguardo attento
di Dio, e ciascuno di noi sia consapevole che ogni scelta porta con sé delle
conseguenze: questa consapevolezza si chiama senso di responsabilità.
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