“ Imparate da me che sono mite e umile di cuore ”, dice Gesù nel
santo Vangelo; la mitezza è l’attributo singolare dell’agnellino che si consegna al pastore
del gregge con abbandono e fiducia, la mitezza è un dono dello Spirito Santo,
essere miti significa essere abitati da Dio, è uno dei segni esteriori di una
personalità e di un carattere conforme allo Spirito di Dio, la mitezza è quella
calma e quella serenità interiore espresse dalle persone di pace; l’umiltà è la
virtù dei piccoli che confidano nel Signore, l’umiltà è espressione di un’altra
eminente virtù che viene da Dio e cioè la sapienza, coloro che sono
sinceramente umili si riconoscono per quello che realmente sono e cioè delle
creature umane bisognose di tutto e dipendenti dalla carità e dalla provvidenza
del Padre che è nei cieli; imparare da Gesù vuol dire prenderlo come esempio di
vita, vuol dire andare alla sequela di Lui, quindi imitarlo in tutto per quanto
ci è possibile, soprattutto nella mitezza e nell’umiltà. I vizi opposti sono la
violenza e la superbia, espressioni della natura diabolica, essere violenti
vuol dire lasciarsi facilmente prendere dalla collera, dalla rabbia, essere
violenti è comportarsi con durezza e prevaricazione nei confronti del prossimo,
in particolare nei confronti di chi è più debole, cosa degna di autentici
vigliacchi: la violenza è quella cattiva consigliera che ci porta a essere
nemici degli altri e a volere il loro male, a fare loro del male, la violenza è
propria delle anime spiritualmente mediocri, il violento non abita negli altri,
non comprende le loro difficoltà e le loro sofferenze, è un individuo
propriamente ingiusto e arrogante, pronto a infliggere sofferenza e facile al
rancore, all’odio e alla vendetta; la superbia è la convinzione di valere più
degli altri, è sentirsi superiori arrogandosi il diritto criminale di fare di
chi ci pare quello che vogliamo, è valutare la vita altrui come di nessun
valore e come priva di significato e di pregi, è un vizio coerente con la più
spietata ingiustizia, la sua dinamica consiste nel convogliare quello che ci è
estraneo e che consideriamo un bene, secondo i parametri del nostro interesse e
del nostro meschino tornaconto, esclusivamente al soddisfacimento delle nostre
fami e del nostro egoismo. Mitezza e umiltà, come violenza e superbia sono
virtù e vizi che non si vivono in sé stessi, nel proprio piccolo mondo
interiore, ma si vivono in funzione degli altri, cioè nell’ambito delle
relazioni quando queste sono sane o malate: i vizi e le virtù sono innanzitutto
modalità prettamente relazionali, si realizzano in rapporto alle altre persone
e non in solitudine, la loro pratica avviene nell’ambito dei rapporti
interpersonali, in senso verticale con Dio e in senso orizzontale con il
prossimo; tramite l’esercizio di vizi e virtù costruiamo noi stessi, la nostra
realtà interiore e più profonda, per quanto riguarda le virtù impariamo da Gesù
a imitarlo, a somigliargli e per quanto riguarda i vizi ci allontaniamo dalla
perfezione di Gesù e ci facciamo simili al diavolo. Essere miti e umili è la
condizione per piacere a Dio, i violenti e i superbi non piacciono a Dio, sono
da Lui detestati fortemente e avversati dalla sua giustizia; essere miti e
umili di cuore significa conformare il proprio cuore umano al Cuore del
Signore, significa davvero comportarsi nella vita come suoi veri discepoli:
Gesù non cerca ammiratori compiaciuti, ma discepoli sinceri che lo seguano sul
suo esempio e che facciano la volontà del Padre suo e Padre nostro.
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