Vespro
di inconcepibile ardore
Vespro di inconcepibile ardore,
nell’infinità del nostro ruolo non definito da alcun quadro delineato da
matrice di quarzo rosa, è l’atrio iniziale di un percorso di pochi elementi
architettonici, a dare al mondo quel connotato saliente di dominio, della vera
nostalgia del futuro, la nostalgia del vero intervento del mio isolamento
onnipotente e sconclusionato, di argilla che dal vasaio si turba sotto le mani
dell’Artista, senza lasciare traccia del vuoto del mio pensiero, il vuoto della
mia anima stolta e fallace, il mio ignobile egoismo di idiota imprudente: il
suicidio è per i deboli, la vita e la sofferenza sono per i forti e per chi ha
compreso l’imperativo del Sacrificio e del combattimento, le ragioni della
debolezza.
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