Viene enunciato un principio
generale: chi agisce come colui che egli condanna, sarà parimenti condannato.
Donde la colpevolezza dei Giudei e di coloro che ipocritamente presumono di
essere nel giusto. La loro posizione di privilegio non solo non diminuisce la
loro responsabilità, ma sarà fonte di una condanna più severa da parte di Dio
giudice, poiché il Signore renderà a ciascuno secondo le sue opere. Ciò che
conta è l’esecuzione della volontà di Dio senza abusare della sua pazienza e
longanimità, senza diventare degli approfittatori empi della sua infinita
bontà. Ognuno raccoglierà nel giorno del giudizio ciò che ha seminato nella
vita di quaggiù; la vita eterna per i buoni oppure l’eterna dannazione per i
cattivi.
Dalla lettera di san Paolo
Apostolo ai Romani
Sei
inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli
altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose.
Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che
commettono tali cose. Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono
tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio? O ti
prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua
pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? Tu,
però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te
per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale
renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che
perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità;
sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono
all’ingiustizia. Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per
il Giudeo prima e poi per il Greco; gloria invece, onore e pace per chi opera
il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco, perché presso Dio non c’è
parzialità.
Spesso montiamo una pseudo
revisione di vita. Ci impanchiamo a giudici, prendendo i criteri da noi stessi
per formarci un giudizio su altri. Invece l’unico criterio valido è il giudizio
di Dio, anzitutto sul nostro operato. Il senso di responsabilità personale è un
indice del livello di maturazione dell’individuo. L’autentico adulto davanti a
Dio è colui che non giudica mai le persone e si presenta invece con umiltà al
giudizio del Signore. Se è autentica la nostra revisione di vita, arriva alla
conclusione, cioè al momento dell’agire per il bene nella carità. Già sant’Agostino
ricordava che non sono le divisioni o le esclusività che ci fanno cristiani, ma
i criteri delle nostre azioni quotidiane, improntate sulla scrupolosa osservanza
della Legge di Dio. Nel Vangelo il verbo prediletto di Gesù è fare.
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