Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

mercoledì 12 settembre 2012

Dal Messale del popolo di Dio, estratto n°3


Viene enunciato un principio generale: chi agisce come colui che egli condanna, sarà parimenti condannato. Donde la colpevolezza dei Giudei e di coloro che ipocritamente presumono di essere nel giusto. La loro posizione di privilegio non solo non diminuisce la loro responsabilità, ma sarà fonte di una condanna più severa da parte di Dio giudice, poiché il Signore renderà a ciascuno secondo le sue opere. Ciò che conta è l’esecuzione della volontà di Dio senza abusare della sua pazienza e longanimità, senza diventare degli approfittatori empi della sua infinita bontà. Ognuno raccoglierà nel giorno del giudizio ciò che ha seminato nella vita di quaggiù; la vita eterna per i buoni oppure l’eterna dannazione per i cattivi.

Dalla lettera di san Paolo Apostolo ai Romani

Sei inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti, tu che giudichi, fai le medesime cose. Eppure noi sappiamo che il giudizio di Dio è secondo verità contro quelli che commettono tali cose. Pensi forse, o uomo che giudichi quelli che commettono tali azioni e intanto le fai tu stesso, di sfuggire al giudizio di Dio? O ti prendi gioco della ricchezza della sua bontà, della sua tolleranza e della sua pazienza, senza riconoscere che la bontà di Dio ti spinge alla conversione? Tu, però, con la tua durezza e il tuo cuore impenitente accumuli collera su di te per il giorno dell’ira e della rivelazione del giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere: la vita eterna a coloro che perseverando nelle opere di bene cercano gloria, onore e incorruttibilità; sdegno ed ira contro coloro che per ribellione resistono alla verità e obbediscono all’ingiustizia. Tribolazione e angoscia per ogni uomo che opera il male, per il Giudeo prima e poi per il Greco; gloria invece, onore e pace per chi opera il bene, per il Giudeo prima e poi per il Greco, perché presso Dio non c’è parzialità.

Spesso montiamo una pseudo revisione di vita. Ci impanchiamo a giudici, prendendo i criteri da noi stessi per formarci un giudizio su altri. Invece l’unico criterio valido è il giudizio di Dio, anzitutto sul nostro operato. Il senso di responsabilità personale è un indice del livello di maturazione dell’individuo. L’autentico adulto davanti a Dio è colui che non giudica mai le persone e si presenta invece con umiltà al giudizio del Signore. Se è autentica la nostra revisione di vita, arriva alla conclusione, cioè al momento dell’agire per il bene nella carità. Già sant’Agostino ricordava che non sono le divisioni o le esclusività che ci fanno cristiani, ma i criteri delle nostre azioni quotidiane, improntate sulla scrupolosa osservanza della Legge di Dio. Nel Vangelo il verbo prediletto di Gesù è fare.

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