Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

giovedì 27 settembre 2012

Il secolarismo è contro il Vangelo


Nel secolo ventesimo e anche in questo inizio di ventunesimo, il secolarismo è andato imponendosi con prepotenza in ogni ambito della società umana e purtroppo anche nella Chiesa; per secolarismo si intende quella corrente di pensiero, anzi quella convinzione radicata, che l’umanità deve lavorare esclusivamente per l’edificazione della città terrena, quindi del suo bene etico e materiale nell’ordine temporale, cioè nel secolo presente, quello dell’uomo e non in quello futuro, nel secolo che appartiene all’eternità, inteso come quello di Dio. La città terrena è contrapposta alla città di Dio e nessuno crede più in una eternità che ci attende, soltanto il mondo ha le sue prerogative e ogni cosa che in esso è considerato bene per l’uomo, non si crede più alla salvezza eterna della propria anima e si svuota il Cristianesimo del suo autentico significato, quello salvifico: la Chiesa diventa, nella visione postmoderna, semplicemente la crocerossina del mondo con un ruolo umanitario e soccorritivo in senso materiale, e per quanto concerne i suoi valori spirituali a favore della vita umana. Se si domanda oggi a un cristiano se desidera il martirio per essere in Paradiso con Cristo, probabilmente la risposta consisterà in una risata beffarda o in un atteggiamento di perplessità e sconcerto: la gente vuole la vita e nessuno vuole morire per conquistare qualcosa che considera una mera fantasticheria, strano se si pensa che i primi cristiani andavano volentieri al martirio e morivano in modo consenziente e cruento per testimoniare la loro fede in Cristo, ma oggi i tempi sono cambiati e il cristiano è soltanto un soggetto debosciato e pantofolaio, che nelle sofferenze cerca sollievo e rimedio, desiderando esclusivamente di allungarsi la vita, perché crede che sia l’unica cosa che conta, altro che Paradiso! Nel secolarismo c’è una forte componente neopagana, la fede nell’al di là è messa da parte e si prega il Signore in modo sbagliato, cioè per ottenere favori di carattere materiale, quindi anche il materialismo è una componente del secolarismo e quando lo si definisce come neopaganesimo, non si fa altro che affermare il totale disinteresse delle persone sopraffatte da questa tendenza intramondana, nei confronti delle cose di Dio, innanzitutto dei valori spirituali e morali, delle virtù di cui si fa menzione nel Vangelo; come nel paganesimo dei tempi antichi, sono gli idoli dell’oggi ad essere adorati, le icone sacre del potere, del denaro, dell’apparire, del piacere e del benessere, etc. Occorre sapere che della città terrena non resterà che un cumulo di macerie e di ossame di morti, non sussisterà nemmeno il ricordo di ciò che è stato nel passato e a quelli del futuro ovviamente non gliene importerà un bel niente, tranne che di edificare la loro città terrena, destinata al medesimo sfacelo: comprendere quanto sia più sicura la città di Dio e quanto sia più importante per un’anima entrare a farne parte, purtroppo è qualcosa che pochi sentono veramente, oggi forse nessuno di quelli che vivono nel nostro assurdo limbo dell’ignoranza, vogliono vedere quello che davvero li attende, perché nessuno che abbia un minimo di senno desidera morire per una “fantasticheria” mistica. La città di Dio è il mondo delle favole e la città terrena quello della realtà… lo scopriremo solamente morendo, ed è ovvio che non lo può evitare nessuno, sarebbe più saggio rifletterci prima, che andare incontro all’ignoto impreparati; oggi quasi tutti muoiono come animali senza comprendonio, lo si desume dal grande business delle agenzie funebri, ed è una tremenda tragedia contemporanea che riguarda anche coloro che si dichiarano credenti, affermando con superficialità: qualcosa ci sarà! E poi si tira semplicemente a campare… Ma vale la pena vivere nella mediocrità?  

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