Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

martedì 18 settembre 2012

Pagina tratta dal sito del Comune di Milano


Il Cimitero Monumentale di Milano, la grande porta verso l’Eternità, nel silenzio evocativo della solenne arte funeraria, dove trattenere la memoria è espressione di fede e dove risiede nella quiete la grande città dei morti.

Storia

1866: un nuovo cimitero per la città di Milano

Le origini

Le origini del Monumentale risalgono al 1838 quando il municipio di Milano bandì un concorso per il progetto di un nuovo cimitero che raggruppasse in un unico luogo le sepolture distribuite in sei camposanti periferici. L’idea era di predisporre uno spazio decoroso e modernamente attrezzato per accogliere i segni funebri della memoria individuale e collettiva, considerandolo un preciso dovere nei confronti della cittadinanza. L’iniziativa tuttavia non ebbe esito concreto e fu solo con l’Unità nazionale che il municipio varò, nel 1860, tra i primi atti della nuova amministrazione, un ulteriore concorso per il cimitero; tre anni dopo il progetto dell'architetto Carlo Maciachini (1818-1899) fu definitivamente proclamato vincitore.

Il progetto

La sua proposta fu apprezzata per la particolare distribuzione planimetrica che raggruppava sul fronte le principali strutture architettoniche, disponendole come in una gran corte d'onore affacciata sulla città. Fulcro dell'insieme è il Famedio da cui si dipartono le ali porticate che lasciano trasparire il paesaggio retrostante del cimitero. Esteso per circa 180.000 mq (oggi più di 250.000), il Monumentale (realizzato con alcune varianti rispetto al concorso del 1863) si organizza in base all'incrocio ortogonale di due assi principali e numerosi assi secondari che lo percorrono in lunghezza e in larghezza. Essi creano una maglia entro cui si distinguono: le gallerie e le arcate all'ingresso, i “Riparti” distribuiti su tutta l'area, le zone rialzate ai lati, la “Necropoli” centrale a impianto ottagonale, le fasce perimetrali dette “Circondanti”, i “Giardini cinerari” sul fondo. Il cimitero è stato pensato per ospitare una grande varietà di monumenti funerari che corrisponde alla diversità del gusto, delle scelte artistiche e anche del credo religioso. Fin dalla fase di progetto il Monumentale ha infatti previsto due riparti per gli acattolici e gli israeliti, collocati, rispettivamente, a ovest e a est del fronte d’ingresso. Degno di nota è il linguaggio architettonico che abbandona i più consueti schemi neoclassici a favore di una composizione eclettica dove echi del romanico lombardo si accostano a richiami bizantini e a reminiscenze del gotico pisano, conciliando gli spunti di diversi stili e diverse epoche. La grandiosità dell’insieme, la cura per il dettaglio e l’efficacia delle soluzioni funzionali hanno reso il Monumentale un modello per l’architettura funeraria e una delle più note e apprezzate realizzazioni dell’eclettismo italiano.

L'architetto Carlo Maciachini (1818-1899)

Carlo Francesco Maciachini nasce a Induno Olona il 2 aprile 1818 da un’umile famiglia contadina. La sua prima formazione avviene in una bottega da falegname dove si distingue per l’abilità nell’intaglio del legno. Trasferitosi a Milano nel 1838, apre un laboratorio di ebanista e contemporaneamente frequenta i corsi all’Accademia di Belle Arti di Brera dove consegue il diploma che gli consente di esercitare la professione di architetto. Il primo successo risale al 1859 quando vince il concorso per la chiesa serbo orientale di San Spiridione a Trieste, realizzata nel 1869. In questa opera sono già presenti gli accenti che caratterizzeranno le prove successive: la tendenza ad armonizzare in un’espressione originale i diversi stili storici e la capacità nell’accostamento dei colori, delle tecniche e dei materiali.

Altre opere

Dopo il Monumentale, Maciachini intraprende una fortunata carriera che si protrae fino allo scorcio del secolo: in questi anni è intensamente attivo nell'architettura funeraria firmando numerosi monumenti e cappelle; progetta e realizza a Milano la chiesa di Santa Maria del Cenacolo (distrutta); si occupa del restauro di edifici religiosi orientandosi verso la reintegrazione dei loro caratteri stilistici. Tra questi le chiese milanesi di San Simpliciano, di Santa Maria del Carmine e di San Marco. Numerose altre opere sono realizzate in Lombardia, nel Veneto e nel Friuli Venezia Giulia. Muore a Varese il 10 giugno 1899; è sepolto al Monumentale, all’ingresso della Galleria AB inferiore di ponente.

Perché museo

Fin dalla sua apertura il cimitero ha rappresentato per gli artisti un’occasione straordinaria per misurarsi con un tema antico e solenne come quello funerario. Il loro impegno si è inoltre accentuato a partire dal 1895 quando, dopo l’inaugurazione del cimitero di Musocco, il recinto di Maciachini è stato destinato alle sepolture perpetue, assumendo in quella occasione la denominazione ufficiale di cimitero Monumentale. Per gli architetti il progetto di un’edicola funeraria ha costituito uno sbocco professionale di prestigio che in molti casi ha significato l’approfondimento del linguaggio stilistico, l’attenzione a proporzioni ed equilibri di veri e propri edifici in miniatura, l’utilizzo di diversi materiali e tecniche, l’esplorazione della ricca gamma di sentimenti ed emozioni connesse alla morte e alla memoria.

Gli artisti

Troviamo quindi al Monumentale architetture significative dello storicismo e del periodo tardo eclettico con opere di Carlo Maciachini, Luca Beltrami e Gaetano Moretti; notevoli prove del liberty, ben rappresentato da Giuseppe Sommaruga, Ernesto Pirovano e Ulisse Stacchini; importanti esempi dell’architettura milanese tra le due guerre, oscillante tra il Novecento e il razionalismo, con opere di Paolo Mezzanotte, Piero Portaluppi, Giò Ponti, i BBPR, Luigi Figini, Gino Pollini. La progressiva saturazione degli spazi del cimitero non ha favorito negli ultimi decenni un altrettanto significativo sviluppo dell’architettura funeraria, pur costituendo un tema costante di riflessione nella cultura del progetto contemporaneo. Per la scultura il cimitero ha rappresentato un luogo privilegiato di applicazione che oggi consente di considerarlo un vero e proprio museo all’aperto e un eccezionale campionario di orientamenti e tendenze di gusto e di stile. Dalla iniziale monumentalità di impianto classico, si passa dagli anni Settanta dell’Ottocento a nuove libertà stilistiche e temi più aperti al realismo anche in base alle esigenze di autorappresentazione dei concessionari delle sepolture. Diversi i temi iconografici: dalla porta socchiusa, varco misterioso al mondo ultraterreno, alla rappresentazione di valori laici e civili, dalle figure di dolenti in pose di cordoglio, ai ritratti di varia foggia. Una maggiore libertà formale e nella definizione dei temi si riscontra nella plastica della scapigliatura, dove le opere di Medardo Rosso sono tra gli esempi più alti, punto di avvio per scultori come Enrico Butti, Ernesto Bazzaro, Paolo Troubetzkoy. Negli anni Novanta il linguaggio simbolista che predilige figurazioni raffinate, aderenti a uno stile nuovo, più armonioso e fluido, è preludio al trionfo del liberty la cui fortuna si estenderà sino agli ultimi anni Venti con le invenzioni di Leonardo Bistolfi e di decine di epigoni. Nel periodo tra le due guerre mondiali l’arte funeraria continua ad assorbire gran parte dell’attività degli scultori milanesi, con un linguaggio plastico più essenziale, ma modulato da diverse declinazioni che comprendono sia l’espressività di Adolfo Wildt, sia la corporeità di Carlo Bonomi. Gli anni Quaranta si aprono con la nuova classicità e levigatezza formale di Arturo Martini e Lucio Fontana. Anche negli ultimi decenni del Novecento il Monumentale ha accolto le opere dei massimi scultori contemporanei, come Luciano Minguzzi, Francesco Messina, Giacomo Manzù, Floriano Bodini, Giò Pomodoro, e molti altri protagonisti del secolo appena trascorso, in un continuo rinnovarsi della tradizione dell’arte nel grande cimitero Monumentale dei milanesi.

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