Il contesto della lettura è
dato dall’interpretazione tipologica dei fatti della peregrinazione nel deserto
delle tribù di Israele uscite dall’Egitto (10,1-13). Queste, benché avessero
sperimentato la grazia della liberazione, caddero nell’idolatria e perciò
andarono incontro ad un destino di morte. Così i cristiani non possono nutrire
una fiducia magica nella loro esperienza di grazia battesimale. Paolo esorta a
fuggire l’idolatria, tentazione tutt’altro che lontana nell’ambiente pagano di
Corinto. Nei sacrifici l’apostolo vede l’espressione di una comunione dell’uomo
con la divinità e nei sacrifici pagani il segno della comunione con i demòni.
Ora, dice, è impossibile fare comunione con Cristo nell’Eucaristia e
partecipare alla comunione con i demòni nei pasti sacri pagani.
Dalla prima lettera di san
Paolo Apostolo ai Corìnzi
Miei
cari, fuggite l’idolatria. Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi
stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo, non è
forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è
forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur
essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane.
Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali
non sono forse in comunione con l’altare? Che cosa dunque intendo dire? Che la
carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa? No, ma
dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non
voglio che voi entriate in comunione con i demòni; non potete bere il calice
del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del
Signore e alla mensa dei demòni. O vogliamo provocare la gelosia del Signore?
Siamo forse più forti di lui?
Il problema è attuale anche
oggi. Si tratta dell’identità del cristiano in una società che non lo è più. A
chi si identificherà il cristiano? La celebrazione dell’Eucaristia pone il
cristiano in una diretta e misteriosa “comunione” con il corpo e il sangue di
Cristo (v. 16). Questa “comunione” fa si che i cristiani pur essendo “molti”
formino tra di loro “un corpo solo” (v. 17). Paolo voleva dire che l’Eucaristia
edifica la Chiesa, in quanto è “comunione” con Cristo e i fratelli. Per lui,
non c’è dubbio. L’identità del cristiano è data dell’Eucaristia, che fa
partecipare al corpo e al sangue di Cristo. Molti cristiani che pensano che la
loro identità proviene dall’identificazione con i problemi sociopolitici della
società attuale rimarranno forse delusi.
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