Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

martedì 18 settembre 2012

Dal Messale del popolo di Dio, estratto n°4


Il contesto della lettura è dato dall’interpretazione tipologica dei fatti della peregrinazione nel deserto delle tribù di Israele uscite dall’Egitto (10,1-13). Queste, benché avessero sperimentato la grazia della liberazione, caddero nell’idolatria e perciò andarono incontro ad un destino di morte. Così i cristiani non possono nutrire una fiducia magica nella loro esperienza di grazia battesimale. Paolo esorta a fuggire l’idolatria, tentazione tutt’altro che lontana nell’ambiente pagano di Corinto. Nei sacrifici l’apostolo vede l’espressione di una comunione dell’uomo con la divinità e nei sacrifici pagani il segno della comunione con i demòni. Ora, dice, è impossibile fare comunione con Cristo nell’Eucaristia e partecipare alla comunione con i demòni nei pasti sacri pagani.

Dalla prima lettera di san Paolo Apostolo ai Corìnzi

Miei cari, fuggite l’idolatria. Parlo come a persone intelligenti; giudicate voi stessi quello che dico: il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane. Guardate Israele secondo la carne: quelli che mangiano le vittime sacrificali non sono forse in comunione con l’altare? Che cosa dunque intendo dire? Che la carne immolata agli idoli è qualche cosa? O che un idolo è qualche cosa? No, ma dico che i sacrifici dei pagani sono fatti a demòni e non a Dio. Ora, io non voglio che voi entriate in comunione con i demòni; non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni. O vogliamo provocare la gelosia del Signore? Siamo forse più forti di lui?

Il problema è attuale anche oggi. Si tratta dell’identità del cristiano in una società che non lo è più. A chi si identificherà il cristiano? La celebrazione dell’Eucaristia pone il cristiano in una diretta e misteriosa “comunione” con il corpo e il sangue di Cristo (v. 16). Questa “comunione” fa si che i cristiani pur essendo “molti” formino tra di loro “un corpo solo” (v. 17). Paolo voleva dire che l’Eucaristia edifica la Chiesa, in quanto è “comunione” con Cristo e i fratelli. Per lui, non c’è dubbio. L’identità del cristiano è data dell’Eucaristia, che fa partecipare al corpo e al sangue di Cristo. Molti cristiani che pensano che la loro identità proviene dall’identificazione con i problemi sociopolitici della società attuale rimarranno forse delusi.

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