Tra le cose che procedono dal
cuore dell’uomo e lo inquinano, c’è la stoltezza, infatti tutto ciò che viene
mangiato, quindi entra nell’uomo, non inquina l’uomo, è quello che viene dal nostro
cuore, cioè dalla nostra interiorità ad inquinarci: sono le Parole del Signore in
risposta ai farisei, inerenti ai cibi immondi che inquinano l’uomo e sulla relativa
purità legale, riportate dal Vangelo; Gesù incentra il suo discorso sulla
purezza del cuore e su ciò che veramente lo inquina, quello che rende immondo l’uomo,
cioè il peccato. La stoltezza è un vizio che abbrutisce la persona, consiste
nel disprezzare quello che è bene per lei e volgersi in tal modo verso quello
che gli è nocivo, senza comprendere l’assurdità, forse la follia, delle proprie
scelte disgraziate; la stoltezza è l’opposto della saggezza e non c’è maggiore
stoltezza del decidere di seguire la via contraria a Dio e alla virtù, in modo
deliberatamente volontario, per pervenire inevitabilmente a un proprio danno:
quello che è stoltezza allo sguardo intelligente di Dio, è saggezza secondo le
categorie del mondo, in quanto tutto ciò che si oppone alla Legge di Dio è
regola di vita nel mondo, il mondo assoggettato e dominato dal maligno in cui
regna il peccato e l’avversione al Signore. La stoltezza consiste nel
continuare a ostinarsi nel peccato, nel male senza comprendere l’esigenza della
conversione per il proprio bene e senza la consapevolezza che il male fa male
innanzitutto a chi lo compie, dopodiché diffusivamente si ritorce sul prossimo
e separa dall’unico bene autentico della vita, che è Dio; la Croce di Cristo è
stoltezza per il mondo e sapienza davanti a Dio, perché ogni sofferenza allo
sguardo inquisitore del mondo, è qualcosa di assurdo e insensato, allo sguardo
di Dio acquista valore se accettata per amore, come sacrificio espiativo e via
verso la perfezione delle virtù: la Croce di Cristo è sapienza perché conduce
alla risurrezione, è la via maestra verso il Regno del Padre, ma il mondo è
ostile all’edificazione del Regno e cerca con tutte le sue forze di edificare
la città terrena, il paradiso qui su questa terra, una felicità materialista e antievangelica,
contraria alla Fede e alla vera aspirazione del cuore umano, che cerca il
significato ultimo dell’esistenza e l’Eternità. Stoltezza e insipienza, sono il
ricercare spasmodicamente la propria felicità fuori da Dio, in opposizione alla
sua Legge, con la convinzione che mangiare il mondo sia la cosa migliore per
poter costruire qualcosa nella vita, quindi consumare la vita come un prodotto
che si compera al centro commerciale, come se la vita non fosse altro che una
candela accesa che piano piano si consuma lentamente verso l’inevitabile sua
fine, verso il buio e il nulla: chiunque vive la propria vita conforme alla
Legge di Dio, in adesione a Lui, è osteggiato dagli stolti del mondo, è odiato
dal mondo e considerato un povero sciocco da commiserare, ma il Signore lo ama
e lo approva, considerandolo e annoverandolo tra i saggi, tra coloro che hanno
fatto la scelta giusta.
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