Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

martedì 19 giugno 2012

Setta religiosa e odio


Quando impareremo che l’odio è distruzione e morte? Forse quando il male ci si ritorcerà contro come per colpirci, inesorabile nella sua sentenza, violento nelle sue presunzioni; la gente è migliore di quanto si possa immaginare, nonostante ci siano mele bacate in ogni frangente sociale, e anche in ogni buona famiglia, questo rende speranzoso il domani, difatti il buono è leggibile sui volti e negli sguardi della maggior parte delle persone, la malvagità autentica fortunatamente è soltanto di pochi che posseggono sguardi luciferini, fisionomie del volto empie e riprovevoli: le persone comunemente sono buone e tendono istintivamente al bene, ordinariamente il bene è sui volti della maggior parte della gente; sono convintissimo di questa verità! Ma perché alcuni scelgono di odiare? Perché sono anime mediocri e vili, senza coscienza e senza la luce della bontà. Le sette religiose portano solamente danno alla vita psichica delle persone aderenti, e negli sguardi di tali soggetti ho letto chiaramente l’empietà, fatta da complicità nel comune interesse e da malizia accusatoria verso coloro che non appartengono al gruppo, alla compagnia dei mantrainséma, come si dice in dialetto comasco, per sottintendere una società chiusa e ambigua, fatta di complicità e di interesse: come si innesta il tema dell’odio all’interno di una qualsivoglia setta? Quando il gruppo tende all’isolamento e alla codifica di un proprio comportamento taggato, cioè esclusivo e discriminante, nasce spontanea l’avversione verso coloro che estranei, criticano legittimamente la natura settaria del movimento religioso in questione… l’avversione nei singoli si tramuta in rancore, risentimento e sclerotizzandosi diventa odio autentico, anche indistinto, una sorta di norma di vita, che conduce al desiderio scellerato della vendetta, calpestando in questo modo i valori professati, sbandierati ipocritamente, come la misericordia e il perdono: ci si perdona tra di noi, ma agli estranei la si fa pagare cara! Che cosa spregevole. La setta e l’odio vanno di comune accordo, sono elementi complementari, perché l’ambito dell’esclusivo si conserva meglio con l’odio nei confronti degli estranei, questa è una regola ferrea. Come combattere le sette e il loro perfido odio? Con la denuncia di tali comportamenti alla pubblica opinione, in modo tale da criminalizzare atteggiamenti di tipo sociopatico, con la finalità di salvaguardare attraverso la conoscenza, l’incolumità psicologica di un grande numero di persone purtroppo esposte e deboli, che rischiano di cadere nella rete della setta. La peggiore delle sette è la setta a sfondo religioso, soprattutto quando si ammanta del perbenismo e dei valori cosiddetti cristiani, in una forma spietatamente ipocrita, è ovvio. Per il bene della salute morale e psicologica delle persone è indispensabile una campagna di informazione, che sottolinei tutti i rischi che questi gruppi comportano nei confronti delle persone cadute nel tranello: l’emancipazione dalle sette per aderire a una religione genuina, che è quella interiore, quella del cuore, è lo scopo di ogni buona informazione che tenda a svelare l’inganno dovunque esso si celi, soprattutto dietro la parvenza della cristianità.

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