Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

venerdì 15 giugno 2012

La forza dell'ateismo


L’ateismo è indice di una grande forza intellettuale, le sue proposizioni sono quanto di più razionale e sensato una mente evoluta possa concepire, in relazione alla realtà e alla persona, ma possiede in sé il germe nocivo della superbia e l’arroganza di coloro che si sentono già arrivati, possedendo in via definitiva la verità su tutto, che ovviamente è soltanto la loro personale ed esclusiva verità; l’agnosticismo invece è quel pensiero scientifico che pone in sé il non esprimersi riguardo a cose cui è impossibile arrivare per studio e conoscenza, per metodo empirico, per dimostrazione pratica e per via diretta di sapere: l’agnostico non nega Dio, ma a riguardo non si esprime, perché non può in alcun modo conoscerne la realtà o dimostrarne l’esistenza, l’ateo lo nega categoricamente e in modo per così dire scontato, proponendo assiomi radicalmente ostinati in quanto alla sua inesistenza. Affermare che Dio non esiste, significa escludere dal proprio orizzonte conoscitivo tante realtà tangibili, di cui non si riesce ancora a dare una spiegazione, proponendo l’assioma che quello che ancora non si conosce della natura del creato, con assoluta certezza lo si conoscerà con i prossimi sviluppi della scienza umana; la verità è che quelli che affermano che Dio non esiste, vivono un pregiudizio assurdo, sono semplicemente prigionieri della loro sciocca superbia, paradossalmente concomitante con l’incapacità di darsi delle serie spiegazioni sulla maggior parte dei fenomeni e degli accadimenti, che avvengono nel mondo materiale, nella nostra realtà: l’ateo trova stupido spiegare la natura dell’essere con l’affermazione semplicistica dell’esistenza di un Dio creatore, che sta al principio di tutte le cose ed è il fine ultimo delle medesime. In quanto la cosa è indimostrabile pragmaticamente, la verità assoluta non esiste, è soltanto una serie di diverse opinioni, quindi Dio è solamente una opinione, persino la più banale e scontata tra le tante… un’idea fideistica di cui si può benissimo fare a meno, per vivere felici il presente della vita, l’unica per ogni persona, invece le idee contingenti alla realtà materiale sono fantasie alienanti e deleterie. La personalità dell’ateo si spiega semplicemente così, anche se non lo si vuole ammettere mai: l’uomo che vuole essere dio al posto di Dio, l’uomo che vuole spodestare il suo Signore, anche soltanto il pensiero superficiale di Lui. Se gli atei avessero ragione, il nichilismo dei valori sarebbe l’unica possibilità sensata, per considerare l’esistenza umana come un vuoto assoluto e un percorso esperienziale che conduce inevitabilmente al nulla, insomma la vita non varrebbe la pena di essere vissuta, la vita sarebbe svuotata di qualsiasi ragione di essere e la morte diventerebbe l’unica risposta ai perché, ai problemi dell’uomo e alle sue difficoltà: il mondo diventerebbe quello che è sempre stato considerato nella concezione dell’uomo empio, cioè la fabbrica della morte, un’immane campo di sterminio dove vige la legge del più forte e dove la persona perde la sua identità e la sua dignità, quindi il senso della sacralità sostituito dal nichilismo. In un contesto come quello sopraesposto le uniche forme politiche da istituirsi, sarcasticamente finalizzate all’ordine e al governo, sarebbero la tirannide o l’anarchia, dove l’umanità è svuotata da qualsiasi significato e valore. Per concludere il mio pensiero, debole o forte giudichi chi ha consapevolezza, una civiltà senza Dio è destinata alla decadenza e alla scomparsa repentina, costruire un mondo senza Dio vuol dire costruire la morte per ciascuno e per l’intera società, significa sul piano fattibile conculcare il futuro, toglierlo dall’orizzonte del progresso in ogni ambito, in ogni frangente dell’umano e della sua evoluzione.

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