L’ateismo è indice di una
grande forza intellettuale, le sue proposizioni sono quanto di più razionale e
sensato una mente evoluta possa concepire, in relazione alla realtà e alla
persona, ma possiede in sé il germe nocivo della superbia e l’arroganza di
coloro che si sentono già arrivati, possedendo in via definitiva la verità su
tutto, che ovviamente è soltanto la loro personale ed esclusiva verità; l’agnosticismo
invece è quel pensiero scientifico che pone in sé il non esprimersi riguardo a
cose cui è impossibile arrivare per studio e conoscenza, per metodo empirico,
per dimostrazione pratica e per via diretta di sapere: l’agnostico non nega
Dio, ma a riguardo non si esprime, perché non può in alcun modo conoscerne la
realtà o dimostrarne l’esistenza, l’ateo lo nega categoricamente e in modo per
così dire scontato, proponendo assiomi radicalmente ostinati in quanto alla sua
inesistenza. Affermare che Dio non esiste, significa escludere dal proprio
orizzonte conoscitivo tante realtà tangibili, di cui non si riesce ancora a
dare una spiegazione, proponendo l’assioma che quello che ancora non si conosce
della natura del creato, con assoluta certezza lo si conoscerà con i prossimi
sviluppi della scienza umana; la verità è che quelli che affermano che Dio non
esiste, vivono un pregiudizio assurdo, sono semplicemente prigionieri della
loro sciocca superbia, paradossalmente concomitante con l’incapacità di darsi
delle serie spiegazioni sulla maggior parte dei fenomeni e degli accadimenti,
che avvengono nel mondo materiale, nella nostra realtà: l’ateo trova stupido
spiegare la natura dell’essere con l’affermazione semplicistica dell’esistenza
di un Dio creatore, che sta al principio di tutte le cose ed è il fine ultimo
delle medesime. In quanto la cosa è indimostrabile pragmaticamente, la verità
assoluta non esiste, è soltanto una serie di diverse opinioni, quindi Dio è
solamente una opinione, persino la più banale e scontata tra le tante… un’idea fideistica
di cui si può benissimo fare a meno, per vivere felici il presente della vita,
l’unica per ogni persona, invece le idee contingenti alla realtà materiale sono
fantasie alienanti e deleterie. La personalità dell’ateo si spiega semplicemente
così, anche se non lo si vuole ammettere mai: l’uomo che vuole essere dio al
posto di Dio, l’uomo che vuole spodestare il suo Signore, anche soltanto il
pensiero superficiale di Lui. Se gli atei avessero ragione, il nichilismo dei
valori sarebbe l’unica possibilità sensata, per considerare l’esistenza umana
come un vuoto assoluto e un percorso esperienziale che conduce inevitabilmente
al nulla, insomma la vita non varrebbe la pena di essere vissuta, la vita sarebbe
svuotata di qualsiasi ragione di essere e la morte diventerebbe l’unica
risposta ai perché, ai problemi dell’uomo e alle sue difficoltà: il mondo
diventerebbe quello che è sempre stato considerato nella concezione dell’uomo
empio, cioè la fabbrica della morte, un’immane campo di sterminio dove vige la
legge del più forte e dove la persona perde la sua identità e la sua dignità,
quindi il senso della sacralità sostituito dal nichilismo. In un contesto come
quello sopraesposto le uniche forme politiche da istituirsi, sarcasticamente finalizzate
all’ordine e al governo, sarebbero la tirannide o l’anarchia, dove l’umanità è
svuotata da qualsiasi significato e valore. Per concludere il mio pensiero,
debole o forte giudichi chi ha consapevolezza, una civiltà senza Dio è destinata
alla decadenza e alla scomparsa repentina, costruire un mondo senza Dio vuol
dire costruire la morte per ciascuno e per l’intera società, significa sul
piano fattibile conculcare il futuro, toglierlo dall’orizzonte del progresso in
ogni ambito, in ogni frangente dell’umano e della sua evoluzione.
Nessun commento:
Posta un commento