Teniamo presenti le parole del
Signore nel Vangelo, che affermano che chi dice stupido o pazzo al prossimo, è
degno del sinedrio e del fuoco della Geenna: la cattiveria con cui dal nostro
cuore escono le parole offensive e la maldicenza contro gli altri, sono un
peccato grave che merita l’indignazione e la condanna di Dio; con la parola si
può commettere una grave colpa, che lede in noi fortemente la virtù di carità:
questo genere di colpa può comportare la morte dell’anima e la conseguente sua
dannazione, se le parole che noi diciamo sono in totale opposizione all’Amore
di Dio. La parola esprime quello che la persona ha nel suo cuore, quando nel
cuore c’è la cattiveria e la malizia, le parole hanno una realtà conseguente e
ciò che viene espresso riguarda la condizione di quell’anima in relazione a Dio.
La parola quindi può anche uccidere l’anima, quando il suo veleno è letale:
chiamare stupido o pazzo un’altra persona con la finalità di danneggiarla, di
fare del male all’altro è un comportamento in abominio a Dio, un comportamento
che esprime un vero e proprio disonore in coloro che lo attuano, senza alcuna
attenuante. L’onore di un uomo è la sua buona coscienza e non l’idiozia
militaresca che qualcuno intende, cioè la forza e l’orgoglio nella superbia
della vita; essere un uomo d’onore, significa rispettare gli altri escludendo
dalla propria vita, la vigliaccheria di chi fa del male nel nascondimento e con
la convinzione dell’impunità, cosa che molti individui nelle compagini militari
attuano con tutta disinvoltura: onore, è rispettare la vita di ciascuno e la
sua dignità inalienabile, anche con il linguaggio, anche con la parola, poiché
chi fa del male è un uomo senza onore, quando la sua cosiddetta onorabilità è
solamente una ipocrita parvenza. Con la parola si può uccidere, nel senso che
si può ferire a morte l’anima di qualcuno, ma anche nel senso fisico, quando
con la calunnia, la delazione e la menzogna, gli provochiamo un serio danno di
carattere fisico, questo è possibile in conseguenza di una azione causata dalla
rabbia o addirittura dall’odio, che le parole hanno scatenato in altri. Ferire
a morte il cuore di una persona, è l’azione più vile e meschina che si possa
fare, perché rivela una totale assenza di amore e un vuoto pieno di malizia che
come veleno s’insinua nelle parole, e colpisce il sentimento e il bene altrui;
la parola è un’arma e chi la usa come tale, è giusto che sia considerato un
violento, qualcuno che attenta alla sicurezza della comunità, con pratiche
sadiche, volte a seviziare e a infliggere sofferenza. La parola buona è il buon
deposito dell’uomo d’onore, quindi chi usa parole buone e cerca in tal senso di
fare del bene, rende onore a sé stesso e beneficia tutti della sua amabilità e
bontà. La parola buona è il miele che nutre l’anima, con la dolcezza della
carità, senza infingimenti e ipocrisie, senza secondi fini volti a ricercare il
proprio tornaconto; parlare buone parole è segno di saggezza e porta chi
ascolta a beneficiare di tale ricchezza interiore, di questa virtù. Onore e parola
sono accomunati dal sentimento della giustizia, in quanto l’onore è retaggio
dell’uomo giusto e la parola rende onore alla giustizia, quando è improntata
alla bontà del cuore. Confondere l’onore con l’orgoglio della vita è l’errore
che fanno i deboli, intesi come miserabili moralmente e spiritualmente, per
questa categoria di individui l’onore concerne lo status sociale ed il potere
personale, mentre per il giusto l’onore è soprattutto carità, compassione e
misericordia, rispetto per gli altri e giustizia autentica, per sé e per gli
altri. Con la parola noi rendiamo onore alla giustizia, al bene dell’anima,
propria e del prossimo.
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