Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

lunedì 4 giugno 2012

Parola e onore


Teniamo presenti le parole del Signore nel Vangelo, che affermano che chi dice stupido o pazzo al prossimo, è degno del sinedrio e del fuoco della Geenna: la cattiveria con cui dal nostro cuore escono le parole offensive e la maldicenza contro gli altri, sono un peccato grave che merita l’indignazione e la condanna di Dio; con la parola si può commettere una grave colpa, che lede in noi fortemente la virtù di carità: questo genere di colpa può comportare la morte dell’anima e la conseguente sua dannazione, se le parole che noi diciamo sono in totale opposizione all’Amore di Dio. La parola esprime quello che la persona ha nel suo cuore, quando nel cuore c’è la cattiveria e la malizia, le parole hanno una realtà conseguente e ciò che viene espresso riguarda la condizione di quell’anima in relazione a Dio. La parola quindi può anche uccidere l’anima, quando il suo veleno è letale: chiamare stupido o pazzo un’altra persona con la finalità di danneggiarla, di fare del male all’altro è un comportamento in abominio a Dio, un comportamento che esprime un vero e proprio disonore in coloro che lo attuano, senza alcuna attenuante. L’onore di un uomo è la sua buona coscienza e non l’idiozia militaresca che qualcuno intende, cioè la forza e l’orgoglio nella superbia della vita; essere un uomo d’onore, significa rispettare gli altri escludendo dalla propria vita, la vigliaccheria di chi fa del male nel nascondimento e con la convinzione dell’impunità, cosa che molti individui nelle compagini militari attuano con tutta disinvoltura: onore, è rispettare la vita di ciascuno e la sua dignità inalienabile, anche con il linguaggio, anche con la parola, poiché chi fa del male è un uomo senza onore, quando la sua cosiddetta onorabilità è solamente una ipocrita parvenza. Con la parola si può uccidere, nel senso che si può ferire a morte l’anima di qualcuno, ma anche nel senso fisico, quando con la calunnia, la delazione e la menzogna, gli provochiamo un serio danno di carattere fisico, questo è possibile in conseguenza di una azione causata dalla rabbia o addirittura dall’odio, che le parole hanno scatenato in altri. Ferire a morte il cuore di una persona, è l’azione più vile e meschina che si possa fare, perché rivela una totale assenza di amore e un vuoto pieno di malizia che come veleno s’insinua nelle parole, e colpisce il sentimento e il bene altrui; la parola è un’arma e chi la usa come tale, è giusto che sia considerato un violento, qualcuno che attenta alla sicurezza della comunità, con pratiche sadiche, volte a seviziare e a infliggere sofferenza. La parola buona è il buon deposito dell’uomo d’onore, quindi chi usa parole buone e cerca in tal senso di fare del bene, rende onore a sé stesso e beneficia tutti della sua amabilità e bontà. La parola buona è il miele che nutre l’anima, con la dolcezza della carità, senza infingimenti e ipocrisie, senza secondi fini volti a ricercare il proprio tornaconto; parlare buone parole è segno di saggezza e porta chi ascolta a beneficiare di tale ricchezza interiore, di questa virtù. Onore e parola sono accomunati dal sentimento della giustizia, in quanto l’onore è retaggio dell’uomo giusto e la parola rende onore alla giustizia, quando è improntata alla bontà del cuore. Confondere l’onore con l’orgoglio della vita è l’errore che fanno i deboli, intesi come miserabili moralmente e spiritualmente, per questa categoria di individui l’onore concerne lo status sociale ed il potere personale, mentre per il giusto l’onore è soprattutto carità, compassione e misericordia, rispetto per gli altri e giustizia autentica, per sé e per gli altri. Con la parola noi rendiamo onore alla giustizia, al bene dell’anima, propria e del prossimo.

Nessun commento:

Posta un commento