Sub tuum praesídium confúgimus,
sancta Dei Génetrix;

nostras deprecatiónes ne despícias in necessitátibus;
sed a perículis cunctis líbera nos semper,
Virgo gloriósa et benedícta.

martedì 19 giugno 2012

Togliere la vita al prossimo è dannazione


Macchie nel cuore di tetro desiderio omicida, peccato contro il quinto comandamento di Dio: non uccidere; nere macchie nel cuore di tetro assassinio concepito nella mente come azione senza criterio morale, senza rispetto per la vita, per ogni vita, anche per la vita di chi è considerato indegno di vivere dal giudizio arbitrario e prepotente, di una agghiacciante arroganza, portato alla coscienza comune da persone che hanno tradito il valore dell’umanità debole e sofferente, ritenuta inutile da individui che hanno fatto del loro orgoglio e del loro egoismo la misura per decidere il destino del prossimo, se privo dell’insondabile valore che conferisce la dignità umana: creature senza compassione, emissari del demonio, il cui dovere blasfemo è l’omicidio; creature che hanno tradito la missione di essere custodi dell’altro, dell’altrui vita, del veritiero presagio di un avvenire forse crocifisso, ma autenticamente realizzato nell’amore di chi accoglie il prossimo e si carica del dovere di aiutare e di preservare la vita, dove la vita è stata criminalmente disprezzata, fatta oggetto della decisione brutale e violenta della morte, atto intrinsecamente perverso e degno di anime propriamente morte e diabolicamente contratte nel desiderio assassino di quelli il cui tenebroso cuore, senza ombre che possano presagire luce di redenzione, hanno decretato dal loro vile e meschino interesse e vendicativo volere: criminali che hanno commesso omicidio volontario premeditato, reato contro il codice di procedura penale giudiziario, reato che merita la condanna capitale senza appello, reato tra i più odiosi che siano contemplati nel diritto penale degli Stati democratici. Quando sarà fatta giustizia? Presto, quando coloro che impunemente hanno ucciso e si sono garantiti l’impunità, moriranno a loro volta e saranno giudicati dal vero Giudice dei vivi e dei morti, cadendo nell’eterno tormento dell’inferno: stolti atei, credete di esservi realizzati nella vita, di avere fatto il vostro comodo sulla sofferenza e la morte del prossimo, ma anche voi presto inaspettatamente morirete e non sarete tra gli innocenti, tra le vostre vittime, ma tra le pene dei dannati; il fatto che ci crediate o meno è indifferente in quanto a realtà, l’esperienza sarà la misura della conoscenza senza ritorno, senza possibilità, quando vi ritroverete nella vostra sede eterna… presto. Buona continuazione nella vostra preziosa e meravigliosa vita… e godetevi l’attimo imbecilli, che la vita passa e certa è la morte: ma i saggi riconoscono la sapienza degli spiriti puri.

Nessun commento:

Posta un commento