I superbi sono detestabili,
pensano in cuor loro di valere più degli altri e disprezzano con occhi alteri e
animo tronfio… ma noi conosciamo l’origine della superbia in una persona? La
superbia è quell’attitudine morale e spirituale, che converge nelle sfere più
alte dell’essere umano, è il sentimento di chi crede di essere superiore mentre
il prossimo non vale nulla, è deprecabile nel contesto del proprio orizzonte
valoriale: la superbia è uno dei sette vizi capitali, quindi getta le sue
radici nella concupiscenza originata dal peccato originale, dall’antica caduta
del genere umano, per opera del demonio; essere superbi accomuna al maligno,
perché la superbia è quel peccato spirituale che lo ha fatto diventare demonio
da angelo quale era, voleva infatti arrogare a sé il primato di Dio sulle
creature, essere dio, un idolo, al posto di Dio; sentire la superbia è sentire
lo spirito di lucifero e aderire ad esso con il cuore, essa è una colpa grave
che perde l’anima nella dannazione dell’inferno. La superbia è un atteggiamento
che va contro la ragione, poiché i superbi non riconoscono la loro piccolezza,
la loro dipendenza, insomma i loro limiti e hanno la presunzione che le altre
persone gli siano inferiori; è una posizione di debolezza, in quanto non
riconoscere i propri limiti, sottintende una assurda sopravalutazione di sé,
contro ogni buon senso e verità, significa sentirsi in vantaggio rispetto ad
altri, con la convinzione che gli altri non abbiano il medesimo proprio valore,
è quindi anche un attentato alla dignità del prossimo, un male commesso contro
la virtù regina della Carità. Ogni creatura umana ha un intrinseco valore in
relazione alla sua vita, i superbi sono i negatori di questa verità
esistenziale fondamentale; perdersi nella superbia è l’errore che commettono le
anime più sensibili all’autostima, che diviene autoesaltazione nell’imporre i
propri interessi sopra il diritto degli altri, un’esaltazione assurda della
propria persona, priva di qualsiasi senso della realtà, persa nei canoni di una
società che eleva i pochi e calpesta le prerogative di giustizia dovute a ogni
individuo, che comunque è parte della medesima società, quindi una particella
del tutto, a cui è dovuto rispetto e attenzione, stima e solidarietà. Il vizio
della superbia ha una virtù contraria che è l’umiltà: l’umiltà è vera sapienza
nel cuore di una persona che sa vedere la realtà di sé stessa, in relazione
agli altri sotto una luce di autentica verità; essere umili non significa
umiliarsi, ma avere la piena coscienza di chi si è e dei propri limiti, della
propria dipendenza e del proprio valore di persona umana in relazione a Dio e
al prossimo: l’umiltà è sapienza perché fa conoscere alla creatura non soltanto
i limiti, ma anche i grandi pregi, sia propri che degli altri, che in una
persona sono presenti, quindi la sua ricchezza, il suo tesoro nascosto; la
superbia è stoltezza perché nasconde agli occhi di coloro che si sentono
superiori, la bellezza degli altri, conculcando l’amore che è la virtù della
verità, riguardo il Signore e ogni suo figlio e figlia. Dio è umile, lucifero è
superbo: il Creatore quindi non sente la sua posizione in una chiave di
possesso e di gelosia, ma dona Sé stesso alla creatura umana, senza alcuna
riserva, in un atto di Amore oblativo; lucifero sente di essere superiore e
vuole che gli altri gli siano sottoposti, non nell’umiltà ma nella umiliazione
di chi li vuole disprezzare e calpestare, nella umiliazione e nella distruzione
degli altri, invidiati ed odiati. Umiltà è bene, è virtù, è verità, superbia è
male, è vizio spirituale, è menzogna, è corruzione interiore dell’anima: i
superbi sono gli stolti e gli empi, accomunati con il loro padrone che è il
maligno. Gli umili sono coloro che amano il prossimo e agiscono per il suo vero
bene, con l’amore sono forti e considerano sé stessi e gli altri sotto la luce
della verità: l’umiltà è la virtù della verità per eccellenza. Il vero, il
buono e il bello sono autentici, se intimamente uniti all’umiltà, come per chi
ama in modo autentico, essere umili è segno distintivo.
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